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Nessuno mi pettina bene come il vento recensione] - Ventoso e vacuo come il titolo: Nessuno mi pettina bene come il vento è un furbo tentativo di mascherare la pochezza dei contenuti con la prosopopea delle parole. Ultima fatica di Peter Del Monte, che sceglie di ambientare il film nella sua Santa Marinella, centrando l'unica scelta felice del film (quella paesaggistica), questa pellicola dal nome altisonante è una storia di solitudini intrecciate, irrisolte e forse irrisolvibili. Fulcro della vicenda è l'esilio volontario di Arianna, scrittrice alla continua ricerca di un lido a cui approdare, scalfito dall'arrivo di una giornalista e della figlia undicenne Gea. Rapita dalla vista di un bulletto di mare che gigioneggia in modo carismatico sulla spiaggia, la ragazzina in odor di primi amori si rifiuta di ripartire. Arianna, a sua volta irretita dalla cocciutaggine di Gea, probabile specchio della propria, accetta di assecondarla e media i rapporti tra i genitori separati perchè entrambe acconsentano a questa bizzarra convivenza. Quando Arianna realizza che dietro i capricci di Gea c'è una banale infatuazione per il misterioso Yuri, azzarda un guizzo di paternalismo. Ma poi, a poco a poco, in una quasi involontaria sovrapposizione dei propri sogni e complessi con quelli della sua giovane ospite, Arianna riconosce la legittimità della curiosità di Gea e il film si estingue in una serie di languide sequenze che dovrebbero suggellarne l'atmosfera intimistica e che invece confermano la sua fumosità. C'è davvero poco alle spalle del progetto di Del Monte: poca sostanza, poca immaginazione, poca naturalezza dei gesti e dei dialoghi. Se da un lato il film procede per sottrazione, pretendendo di riempire il vuoto tematico con una fotografia suggestiva e con processioni infinite di piani sequenza, dall'altro ostenta una densità di scrittura ridondante e poco realistica: errori classici di chi sceglie un cinema di facciata spacciandolo per alternativo. La trama, appena delineata, viene cassata a favore di una tessitura immaginifica che fa il verso al cinema d'autore ma che non ha l'originalità e la perizia tecnica per poterne eguagliare il valore. Anche i personaggi, costretti dall'esilità dello script a scalciare entro dei prototipi senz'anima, non arrivano allo spettatore ma si fermano alla superficie dello schermo, menomati da atteggiamenti e frasari che non hanno alcuna veridicità. Le luci, alla fine, si accendono in sala ma non nella testa del pubblico: i dubbi sulla ragion d'essere di questo film rimangono.
(La recensione del film "
Nessuno mi pettina bene come il vento" è di
Elisa Lorenzini)
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