La recensione del film Neruda

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NERUDA - RECENSIONE

Neruda recensione
Recensione

di E. Zamperin
[Neruda recensione] - Cile, 1948. Il secondo conflitto mondiale è terminato da tre anni, ma un'altra guerra pesa come un macigno sulle spalle delle nazioni di tutto il mondo: la Guerra Fredda. Il senatore, nonché famoso poeta, Pablo Neruda, esponente del Partito Comunista cileno, accusa il governo di tradire il suo partito. Ne consegue che il Partito Comunista viene messo fuorilegge e il presidente cileno, Gonzales Videla, mette sotto accusa il senatore Neruda. Comincia così Neruda, pellicola presentata quest'anno al Festival di Cannes nella Quinzaine des Réalisateurs: è il racconto della fuga di un grande poeta e un grande politico, i cui due aspetti non possono essere scissi e coesistono all'interno di una figura fondamentale per il Cile e l'intera America Latina. Il film ripercorre l'avventurosa fuga a cui Neruda fu costretto, che lo portò prima in Argentina e poi a Parigi. Pablo Larraín (Tony Manero, No – I giorni dell'arcobaleno, Il club), che è stato recentemente alla 73ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia per presentare in concorso il suo ultimo lavoro, Jackie, tiene a sottolineare, nella conferenza stampa rilasciata mercoledì 21 settembre a Roma, che questo non è un vero biopic su Neruda, bensì un film nerudiano, sul mondo e sull'atmosfera attorno a cui ruotò la figura del poeta e politico. "In Cile Neruda è ovunque e io me lo porto addosso, sulla pelle, sul corpo, nei capelli", afferma il regista. È una figura fondamentale, molto importante e molto complessa e per questo non è stato possibile racchiuderla all'interno di un unico film: in qualche modo, Neruda dà uno spaccato del personaggio, ma lasciando volutamente molti punti di domanda e zone d'ombra. "Non mi piacciono i film che mi dicono tutto, che mi danno tutte le risposte – dice – Il regista deve fidarsi del pubblico, lasciare che lo spettatore sia parte attiva. Il film deve farmi dubitare di quello che sto pensando". I personaggi principali, Neruda e il suo persecutore, l'ispettore Oscar Peluchonneau, interpretati magistralmente da Luis Gnecco e Gael García Bernal, sono due facce della stessa medaglia: uno ha bisogno dell'altro, l'uno diventa la ragione di vita dell'altro. Il personaggio di Neruda assume toni divertenti e surreali, come tutta la pellicola, cercando di intrecciare elementi inventati e giocosi, senza mai perdere di vista la confluenza tra arte e politica, sempre in primo piano. Larraín ricorda che durante la rocambolesca fuga, il poeta compose "Canto General", una raccolta di scritti pieni di rabbia e di voli della fantasia, che danno un'immagine dello stato di crisi in cui viveva l'America Latina dell'epoca: Neruda, con la sua arte, tenta di dare il proprio contributo per cambiare il mondo, motivo per cui le sue opere sono così dense e colme di significato. La pellicola affronta pochi anni del poeta e politico, ma all'interno dei quali è racchiusa l'avventurosa attraversata delle Ande per raggiungere l'Argentina. Questa parte, arricchita di elementi surreali e inventati, racchiude un'importanza particolare all'interno del film, non solo perché c'è l'incontro tra fuggitivo e persecutore (e quindi una sorta di resa dei conti per entrambi), ma anche perché questa esperienza (realmente accaduta) ha avuto un impatto fondamentale in Neruda stesso: durante il discorso di accettazione del Premio Nobel per la Letteratura, ricevuto nel 1971, il poeta afferma che uno dei valori fondamentali per un uomo, ovvero la solidarietà, la fratellanza, l'ha compreso realmente proprio durante quel viaggio, quando alcune persone, totalmente sconosciute, accettarono di accompagnarlo attraverso le Ande e di aiutarlo a raggiungere l'Argentina. Neruda racconta le vicende di un grande uomo, ma non è un film realista: "Il realismo mi toglie il respiro, mi fa sentire in trappola", sostiene Larraín, che continua sostenendo che la continuità è pericolosa per il cinema. Neruda è un film surreale, a tratti fantastico e riesce a dare un'idea di chi fu Pablo Neruda per i cileni e per il mondo intero: un grande politico, un grande poeta, un uomo del popolo. (La recensione del film "Neruda" è di Elisabetta Zamperin)
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