di R. Gaudiano
[
Nebbia in Agosto recensione] - Germania del sud, inizio anni '40. Ernest Lossa (Ivo Pietzcker) è un adolescente con un'intelligenza vivace, ma irascibile e rifiuta ogni forma di educazione. Orfano di madre, con padre apolide, Ernest è costretto a vivere soggiornando in vari riformatori. Per la sua condotta indomabile, gli educatori dei riformatori dove soggiorna lo giudicano "ineducabile". La sorte di Ernest subisce un'inequivocabile destino crudele quando viene confinato in un'unità psichiatrica diretta dal dott. Walter Veithausen (Sebastian Koch). Siamo in pieno periodo bellico e la Germania nazista ha dato il via, in tutta segretezza, ad esperimenti di eugenizzazione. Ma Ernest si accorge della feroce macchinazione quando scopre che alcuni bambini, afflitti da disabilità fisica e psichica, sono stati uccisi e che altri subiranno la stessa sorte. Nandl (Jule Hermann), una bambina affetta da epilessia, diventa per lui un'amicizia particolare, tanto che con lei decide di pianificare una fuga. "Nebbia in agosto", diretto da Kai Wessel, racconta la storia vera di Ernest Lossa ucciso il 9 agosto 1944, all'età di 14 anni in un ospedale psichiatrico tedesco per ordine del medico nazista Valentin Faltlhauser (nome del vero medico) che adottò l'Aktion T4, nome col quale si designava il programma nazista di eutanasia. Faltlhauser fu responsabile di almeno 1200 soggetti eugenizzati. Il dramma umano perpetuato dal nazismo, organizzato minuziosamente a tavolino, durante il secondo conflitto mondiale è oggetto di attenzione di Kai Wessel, conosciuto dal pubblico televisivo tedesco per il successo di una serie TV dedicata ad un professore di letteratura ebraica che insegnava in quei terribili anni del conflitto. Ma in "Nebbia d'agosto" Wessel mette sotto accusa la potenza di un'educazione pedagogica costrittrice, ricevuta sin dall'infanzia, che plagia e persegue un'idea assoluta di obbedienza e porta, con ferma convinzione, ad un comportamento di follia omicida e distruzioni comunitarie per il bene della Nazione, come si manifesta nel dott. Veithausen. L'interpretazione di Sebastian Koch è perfetta nel suo immedesimarsi nell'immobilismo emozionale del medico psichiatra che, usando quei corpi di giovani vittime inermi, è convinto fermamente di rendere un servizio utile alla Nazione. Il carnefice ha il volto del buon medico, educato e pieno di premure verso i piccoli pazienti, tanto da ingannare con la sua benevolenza anche l'acuto Ernest. Veithausen è convinto di essere un valido soldato nel condurre le sue ricerche sull'eugenizzazione, di essere importante per il suo paese quando ordina la soppressione dei bambini per mano dell'infermiera Edith Kiefer (Henriette Confurius), che somministra veleno sciolto nel buon succo di lampone. Ma i bambini vengono anche uccisi lentamente, mangiando. Denutriti, assaporano la zuppa di verdura cotta ore ed ore, sino a perdere ogni sostanza nutritiva. Wessel coglie molto bene il senso di una follia umana costruita socialmente, un "chip" cerebrale mostruoso, che categorizza l'umanità in due settori, quella da conservare e custodire e quella da sterminare. Lo stile fluido, la scrittura filmica romanzata e l'ottima scenografia, rendono alla perfezione la veridicità del dramma collettivo, ben recitato dai vari protagonisti, in cui spicca la sorprendente performance di Ivo Pietzcker nella parte di Ernest Lossa, il bambino che aiutò i suoi compagni di sventura a sperare ancora nell'illusione. Ciò che ancor più sconvolge è il seguito che ebbe l'assurdità umana di questa storia: il dott. Valentin Faltlhauser, dopo la guerra fu condannato al carcere e poi amnistiato nel 1954. La sua infermiera, responsabile di almeno 200 soppressioni, dopo pochi anni di carcere, ha ripreso tranquillamente il suo lavoro infermieristico con i bambini.
(La recensione del film "
Nebbia in Agosto" è di
Rosalinda Gaudiano)
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