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Natale in casa Cupiello recensione] - Natale in casa Cupiello è un film di Edoardo De Angelis, disponibile su Rayplay, tratto dall'omonima opera celeberrima di Edoardo De Filippo, (prima assoluta in teatro, il 25 dicembre del 1931 a Napoli; prima televisiva, per la Rai nel 1977, con la regia dello stesso autore).
La storia è quella di Luca Cupiello, marito di Concetta, padre di Ninuccia e Tommasino. Ama il Natale quanto basta per lavorare alacremente al suo presepe: ogni personaggio-statuina deve stare al posto giusto ed essere rigorosamente corrispondente alla tradizione, come il pastorello pensante e il Re mago nero di pelle. La Sacra Famiglia del presepe segna la distanza dalla realtà della sua famiglia, dove scorre il malumore perché la figlia, Ninuccia (Pina Turco) tradisce Nicolino (Antonino Milo), suo marito, con il giovane Vittorio (Alessio Lapice); perché Tommasino (Adriano Pantaleo) è uno scansafatiche e preferisce rendersi colpevole di furtarelli nei confronti dello zio Pasqualino (Tony Laudadio) e perché Concetta (la splendida Marina Confalone) tenta l'omertà pur di non dirsi quella situazione. Natale in casa Cupiello è un racconto commovente che si snoda nella mediocrità del genere umano, fatto di menzogna e opportunismo, che dimentica il senso vero del Natale: la promessa di una vita nuova nel volto di un Bambino. Il momento dell'uscita del film di De Angelis, sembrerebbe perfetto: vicini a un Natale particolare, reso insolito dalla pandemia che vede le persone costrette a mantenersi distanti.
Il tentativo di De Angelis, per quanto nobile, di non snaturare l'opera edoardiana manca di reale attualità. Lo sguardo del protagonista, il pur sempre bravissimo Sergio Castellitto nei panni di Luca Cupiello, cerca in tutti i modi di non scimmiottare il talento innato del maestro napoletano De Filippo eppure, l'imitazione del suo accento, nella memoria vocale dell'oggi, rischia di farlo scivolare in un confronto inadeguato.
Un prodotto ibrido quello di De Angelis. Laddove la bravura di Marina Confalone, Concetta, restituisce la napoletanità non solo della lingua ma dell'atteggiamento corporeo e della gestualità che caratterizzano un certo modo di comunicare. Il sapore degli accenti di Sergio Castellitto nei panni del capofamiglia, restano amari nella sua bocca e in quella dello spettatore. Per lui mancano i i primi piani, quelli che, forse, anche senza ostentare il linguaggio, avrebbero reso la fragilità originaria del padre Luca, anche alla fine, quando, prossimo alla morte, si ostina a domandare a Tommasino, "te piace 'o presepe?" (che certamente è la battuta più ambita per un attore italiano, insieme a "adda passà 'a nuttata" di Napoli milionaria, 1945). De Angelis non vuole fare teatro in tv, ma si dimentica di fare cinema per la televisione, di usare la macchina da presa per andare a spiare i dettagli di un volto, di segnare uno sguardo. Buona la scelta di Castellitto, il non-napoletano nelle vesti di Luca Cupiello ma non sufficientemente sfruttata per far rivivere l'incanto dell'opera. Il film tv di De Angelis resta una lettura dell'opera teatrale (s)vestita di cinema e anche di televisione. L'ambientazione negli anni Cinquanta, calcati dai costumi, in primis quelli di Ninuccia che però, oltre all'abito e all'acconciatura impeccabili, rimane vuota di senso, anche quando, in preda a una crisi spacca il presepe del padre. Così pure Tommasino che spinge sul macchiettistico fino a esaurire l'attenzione del pubblico che lo perde negli ultimi istanti, quando, redento, piange la morte del padre sull'ultima volta di "Te piace 'o presepe?" e il suo fatidico "Si" si perde oscurandosi.
L'operazione di De Angelis resta un prodotto a metà così come i suoi personaggi dis-animati, perché si è persa l'empatia con uno e con l'altro, rimarcando una drammaticità troppo enfatizzata e poco vissuta. I pochi che mantengono la recitazione a un livello di verità sono Tony Laudadio, lo Zio Pasquale, e Antonino Milo, Nicolino mentre i coniugi protagonisti, Luca e Concetta, grazie alla loro bravura sostengono ogni attimo. Rimane da raccogliere i cocci, quelli più volte rotti in scena, in una frenesia isterica che, però non diventa mai l'inquietudine dell'uomo, quella cara a Edoardo De Filippo come a Luca Cupiello che ben sapendo ogni cosa della sua famiglia cerca la quiete nella dimora santa, il presepe, dove la speranza si rinnova nel cuore di chi resta a guardarlo.
(La recensione del film "
Natale in casa Cupiello" è di
Rita Ricucci)
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