La recensione del film My Name is Emily

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MY NAME IS EMILY - RECENSIONE

My Name is Emily recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[My Name is Emily recensione] - Emily (Evanna Lynch) ha sedici anni, non sorride mai ed è abbastanza scontrosa in particolar modo con i suoi compagni di classe. Dopo la morte della mamma e l'internamento del padre (Michael Smiley) in una clinica psichiatrica, Emily viene affidata ad una famiglia adottiva. Ogni mese, ma soprattutto puntualmente nel giorno del suo compleanno, Emily riceve una lettera da suo padre. Questo rituale, per un motivo sconosciuto, si interrompe al suo sedicesimo compleanno. Il rammarico che Emily prova si trasforma in mortificazione senza freni, tanto da decidere di raggiungere l'ospedale psichiatrico dove è ricoverato il padre, promettendosi di riuscire a farlo dimettere. Arden (George Webster), compagno di classe di Emily, che vive un rapporto molto conflittuale con il proprio padre, accetta l'invito di Emily ad accompagnarla nell'avventuroso viaggio che porterà entrambi a scoprire il mistero del silenzio di questo padre. Il viaggio, come riscatto e formazione, è il registro del film di Simon Fitzmaurice, regista irlandese, completamente paralizzato dalla SLA. "My name is Emily" si propone subito con una descrizione temporale degli ambienti in cui la vita di Emily prende senso, attraverso accadimenti e soprattutto considerando riferimenti importanti che sono gli affetti famigliari, di cui la Emily bambina viene tragicamente privata principalmente dal proprio padre. Una storia, che nella lucida carrellata della vita di Emily con significativi momenti a ritroso nel tempo e poi nel presente, gode della bellezza spettacolare della fotografia straordinaria di Seamus Deasy. La narrazione è in sinergia con il buon ritmo cinematografico rispettando la successione cadenzata dei tempi scenici. Fitzmaurice sceglie il filtro interpretativo della voce narrante della protagonista come linguaggio verbale a supporto della scrittura filmica. Emily così si racconta nei momenti salienti della sua esistenza, dalla nascita ed in alcune delle sue fasi di crescita, tra cui spicca il suo frustrante rapporto con il mondo dei suoi coetanei. Fitzmaurice punta i riflettori sul rapporto sfuggente tra Emily e il padre, uomo afflitto e rapito nelle sue letture filosofiche e riflessioni introspettive. La tragedia della morte della madre cambierà la vita di Emily bambina, senza scalfire la sua intelligenza e forza di spirito. Il padre è per lei un obiettivo affettivo e sicuro che alimenta la sua quotidianità. Una vecchia macchina gialla appartenuta a suo nonno, equipaggiata di ciò che serve per affrontare un viaggio con Arden al volante, verso l'Irlanda del nord. E' così che Emily affronterà la nuova realtà, la verità delle cose successe e, come nel mito della caverna, capirà che la realtà spesso va spogliata da ombre ingannevoli e oscure perché si possa raggiungere la consapevolezza della propria esistenza. Le musiche originali di Stephen Mckeon sono parte determinante della costruzione dell' atmosfera e dello stesso montaggio filmico. (La recensione del film "My Name is Emily" è di Rosalinda Gaudiano)
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