La recensione del film Mother's Day

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MOTHER'S DAY - RECENSIONE

Mother's Day recensione
Recensione

di E. Torsiello
[Mother's Day recensione] - Mother's Day è la festa della mamma. Mother's Day è l'occasione per ringraziare chi ci ha accompagnato in questo difficile cammino chiamato vita tenendoci sempre per mano. Mother's Day è ora anche il titolo di un film. Sulla scia di quanto fatto precedentemente con Appuntamento con l'Amore e Capodanno a New York, Gary Marshall attinge a una festività per omaggiare un sentimento, un'emozione universalmente consolidata. Prima era l'amore, ora la vita, attraverso la figura della mamma. Per portare a termine questo suo progetto ancora una volta il regista di Pretty Woman si rifà a quanto fatto nelle sue opere precedenti, reimpiegando gli stessi stilemi e scelte d'impostazione narrativa. Il suo è un film corale, fatto di grandi star, ognuna delle quali atte a rappresentare le varie fasi o le varie tipologie dell'essere mamma. C'è la mamma divorziata (Jennifer Aniston) che si fa in quattro per i due figli mentre l'ex-marito si sposa con una più giovane e trova inevitabilmente in quest'ultima un nemico da abbattere, uno straniero in procinto di invadere il proprio idillio famigliare. C'è quella sposata con un uomo di un'altra etnia e dal quale ha avuto un figlio (Kate Hudson), che andando contro ai pregiudizi della propria di madre ha trovato il coraggio di crearsi una famiglia come desiderava lei, ma allo stesso tempo non ha trovato altrettanto coraggio per affrontare i propri genitori e dir loro la verità. C'è poi la madre giovane, piena di dubbi e paure, una madre che non c'è più lasciando il peso di tale compito al proprio marito (Jason Sudekis). Infine c'è anche la madre che aveva deciso di non esserlo ma che nonostante tutto, per uno strano gioco del destino, si ritroverà a ri-accetterà quel ruolo (Julia Roberts). Quello che è apprezzabile di questo film è la tenacia e la volontà da parte di regista di innalzare il ruolo difficile dell'essere madre a quello di eroina. Tra una battuta e un'altra, il vento di ilarità e spensieratezza unisce le vite di questi personaggi, facendoci davvero apprezzare la donna che ci ha aiutato a rialzarci ad ogni nostra caduta e che è sempre lì pronta a sostenerci. Il problema è che a lungo andare il troppo stroppa, e questo senso di dolcezza e d'amore generale inizia ad appesantirci fino ad arrivare a irritarci. È come quando si mangia il Tiramisù. All'inizio ne assapori ogni cucchiaiata e ti piace il suo sapore e il suo gusto, ma se ne mangi troppo ti fa star male. L'ottimismo e il senso di pace che avvolge questa pellicola, lo isola completamente dal nostro di mondo. Lo rende un non-luogo, un universo parallelo completamente distante dal nostro. Vero che il cinema deve rasserenarci e portarci un po' di sospiro e allegria, facendoci dimenticare i nostri problemi, ma lo zucchero impiegato da Marshall ha superato nettamente le dosi consigliate dalla ricetta. Fosse stato un regista attivo nella Hollywood degli anni Trenta-Cinquanta Marshall avrebbe fatto faville. Il suo è uno stile intriso di (forse troppo) melenso sentimentalismo e positività che ben si adattava all'epoca d'oro del cinema hollywoodiano, ma che poco si radica ai giorni nostri. È vero che con un film firmato Gary Marshall si esce di sicuro dalla sala con il sorriso stampato in faccia, ma cinque minuti dopo non ti ricordi nemmeno il perché di quel sorriso. Il problema è che Marshall non è Capra. In lui non si intravede oltre il riso una sottile critica alla società contemporanea. In lui c'è solo un forte sentimento di comuni sentimenti con cui gioca facile sul lato emotivo dello spettatore, ma a livello più razionale ci lascia con un'opera facilmente dimenticabile, seppure confezionata in maniera sapiente e incommensurabilmente ben studiata. (La recensione del film "Mother's Day" è di Elisa Torsiello)
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