La recensione del film Motherless Brooklyn

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MOTHERLESS BROOKLYN - RECENSIONE

Motherless Brooklyn recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Motherless Brooklyn recensione] - Lionel Essrog (Edward Norton), fa l'investigatore, nell'agenzia di Frank Minna (Bruce Willis), che ha raccolto intorno a sé, oltre a Lionel, anche altri ragazzi di un orfanotrofio, in cui erano maltrattati da alcune suore violente. Per questo motivo Lionel nutre nei confronti di Frank riconoscenza e profonda amicizia. Nonostante Lionel soffra della sindrome di Tourette, questo disturbo non ha compromesso la decisione di Minna di accoglierlo nella sua agenzia. Anzi l'andicap di Lionel, secondo Minna, gioca molto bene con l'intelligenza e la straordinaria memoria fotografica del ragazzo. Il giorno in cui Frank Minna cade in un'imboscata, per Lionel inizia una vera e propria sfida con sé stesso per capire le vere ragioni della morte del suo mentore. Pur avendo a disposizione pochi indizi, Lionel sfrutta al massimo le sue qualità investigative e scopre verità sotterrate e pericolosi segreti. Nelle gelide notti newyorkesi, Lionel bazzica dai night club di Harlem ai bassifondi di Brooklyn ed incontra la dolcezza e la tenacia di Laura Rose (Gugu Mbatha-Raw), attivista per i diritti della comunità afroamericana. Ma Lionel deve anche fare duramente i conti con pericolosi delinquenti che godono della protezione di politici e potenti finanzieri. Edward Norton torna alla regia dopo ben 19 anni, con "Motherless Brooklyn", decisamente un noir ben gestito, ambientato in una New York anni '50, con le sue case di arenaria tutte in fila, avvolte nel buio di notti cupe e bagnate da una pioggia copiosa. Norton prende spunto dal romanzo omonimo di Jonathan Lethem, pubblicato in Italia da Bompiani, ambientato in una New York anni '90, ma il cineasta sposta l'azione ai primi anni '50, dando lui stesso la maschera al giovane e meticoloso Lionel, che coglie naturalmente le note del jazz grazie proprio al disturbo neurologico di cui è affetto. Intrighi e malaffari nutrono un racconto fluido che scorre su un ritmo misurato, tra intrecci di sporchi interessi, soprusi e omicidi. La seconda esperienza di regia di Edward Norton è decisamente ambiziosa. Un impegno importante in cui riesce non solo come ottimo regista, ma anche come protagonista, sceneggiatore e coproduttore esecutivo, raggiungendo uno stile lineare e meticoloso ed una forma efficace. Un film intriso di sapiente nostalgia di un'epoca in cui nei club newyorkesi imperava il jazz caldo, repertorio delle bellissime musiche di Daniel Perberton. Un'epoca filtrata attraverso la fotografia nitida e definita di Dick Pope, che rende alla perfezione l'ottima ambientazione scenografica, che spazia dal sontuoso ponte di Brooklyn alle strette strade dei quartieri popolari. Alla fine "Motherless Brooklyn" si configura film più che buono, con un cast decisamente perfetto, con un unico neo: la sceneggiatura pecca di lungaggini eccessive soprattutto nella prima parte, penalizzando la compattezza della narrazione, un taglio di circa mezz'ora avrebbe giovato all'interezza del lavoro. (La recensione del film "Motherless Brooklyn" è di Rosalinda Gaudiano)
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