di E. Torsiello
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Morto tra una settimana o ti ridiamo i soldi recensione] - Una settimana. Sette giorni. Una scadenza di morte, questa, ben saldatasi nell'immaginario collettivo grazie a un film cult come The Ring. Una morte annunciata, temuta, da cui scappare a perdifiato, pur sapendo che per quanto uno corra, la morte è sempre pronta a sopraggiungere e tagliare il filo della vita.
William, il giovane protagonista della dark comedy Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi) non ha paura della morte; tutt'altro. Brama un suo incontro con la donna con la falce nella speranza che, con un gesto avvolgente, ella possa porre fine alla sua esistenza. Ci ha provato in mille modi William a togliersi la vita: con il gas della macchina, con una fune appesa al lampadario, perfino gettandosi da un ponte. Tutti tentativi falliti così miseramente, tanto da innestare in lui l'idea di essere immortale. "I gonna try with a little help from my friends" cantavano i Beatles in uno dei loro brani più famosi, e se non è proprio un amico, ma un killer professionista poco cambia agli occhi di William. C'è bisogno di una mano esperta, fredda e precisa per compiere quello che il giovane non riesce a portare a termine. A William serve uno come Leslie, uomo ordinario dall'aspetto tranquillo, capace di nascondere dietro quel girocollo che tanto lo rende il perfetto zio accondiscendente e generoso, un animo spietato e una professionalità atta a far esalare a ciascuno, con un solo gesto delle dita, il suo ultimo respiro.
Per la prima volta nella vita di William il fato sembra averlo accontentato, ma nel mondo del cinema nulla è destinato a seguire un cammino lineare e gli obiettivi – anche i più funesti – non sono mai facilmente raggiungibili. E così ecco comparire nella vita del ragazzo una cosa a lui del tutto sconosciuta: la fortuna (con un briciolo di amore).
Quella che deriva da premesse così tanto interessanti è un piccolo e sorprendente gioiellino. Il regista Tom Edmunds – qui al suo debutto al cinema – confeziona un esempio brillante e fresco di commedia nera. Lo aveva già fatto Funeral Party, ma qui il gioco con un concetto a volte impronunciabile come la morte viene potenziato in tutta la sua ironia. Si recupera un concetto ancestrale come il beffarsi del sonno eterno per allontanare il suo pensiero, esorcizzando con una risata timori e paure da esso derivanti.
Perfetto connubio tra l'action alla Hitman e gli sfortunati eventi di Johnny English o Mr. Bean, Morto tra una settimana è un catalogo di battute irriverenti e dal sapore politically scorrect. Non c'è nulla che riesce a scampare dalla lente indagatoria e cinica dell'opera di Edmunds. Disabilità, vecchiaia, pensioni, sogni e incubi (perfino battute al vetriolo su Michael J. Fox e la sua malattia) il film è un catalogo di satira e umorismo nero, come neri sono i vestiti di William, perfetto doppio dell'animo tormentato decadente alla Charles Baudelaire.
In Morto tra una settimana nulla è lasciato al caso; la fotografia sporca, richiamante la foschia e la pioggerellina inglese; le inquadrature ad ampio respiro alternate a primi piani e insieme così da esaltare l'aspetto comico del momento; l'alacrità della sceneggiatura, tutto entra a far parte di un meccanismo a incastro rodatissimo in cui il linguaggio cinematografico disegna un quadro sistemico delle trame e dei caratteri che animano il corpus drammatico del film. Lo stesso parallelismo narrativo giocato sull'alternanza della coppia Leslie-Penelope, con quella William-Ellie, e inframmezzato da tante, potentissime pallottole (o pistole puntate al cuore) non fa altro che confermare uno studio preciso dello svolgimento degli eventi, calibrati con parsimonia e pungente sarcasmo.
Senza speculare sul paradigma manicheo, con Morto tra una settimana l'istinto autodistruttivo intrinseco all'animo umano si fa elemento comico e autoironico. Senza tante pretese il film di Edmunds si fa amare per quella ventata di aria fresca che lo avvolge e per quella visione della vita caustica e scevra di retorica che poche volte vediamo sul grande schermo. Il risultato che ne deriva è quello di un film talmente ben costruito che l'idea di farsi ridare indietro i soldi è talmente improbabile da non balenare in testa allo spettatore manco dovesse morire seduta stante.
(La recensione del film "
Morto tra una settimana o ti ridiamo i soldi" è di
Elisa Torsiello)
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