La recensione del film Moonlight

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MOONLIGHT - RECENSIONE

Moonlight recensione
Recensione

di Giulia Mazza
[Moonlight recensione] - Restare fedeli a se stessi e trovare il proprio posto nel mondo, anche quando il mondo da cui provieni fa di tutto per decidere chi sei. "Moonlight", secondo lungometraggio di Barry Jenkins, racconta la storia di Chiron, ragazzo afroamericano, e la sua crescita fisica e personale a Miami, stretto fra la difficile convivenza con una madre tossicodipendente e la scoperta della propria omosessualità. Tratto dalla pièce teatrale "In Moonlight Black Boys Look Blue" di Tarell Alvin McCraney, il film è suddiviso in tre atti, tre capitoli che fotografano momenti cruciali dell'infanzia, dell'adolescenza e dell'età adulta del protagonista. Attraverso inquadrature strettissime e primi piani, il regista – qui anche sceneggiatore – ci trasporta in una sorta di album dei ricordi del protagonista, dove ogni episodio portato sullo schermo plasma e modella la personalità (e il corpo) di Chiron. Si parte con Little (Alex Hibbert), bambino taciturno, occhi grandi e sguardo fermo, che nel fuggire da una banda di compagni di scuola si imbatte in Juan (Mahershala Ali), a capo dello spaccio nella comunità in cui vive il protagonista. Un incontro fondamentale, il loro, che segnerà in modo inevitabile l'esistenza di Chiron, ridefinendo – per entrambi – il concetto di famiglia, amore, appartenenza e riconoscimento di sé. Da adolescente, Chiron ha l'espressione impaurita e la figura fragile di Ashton Sanders, stretto fa una madre ormai persa nella propria tossicodipendenza (Naomi Harris), l'amore per il suo amico Kevin e la costante minaccia dei bulli della scuola. Ormai adulto, la trasformazione di Black (Trevante Rhodes), come si fa chiamare ora, è totale e spiazzante, sebbene lo sguardo tradisca la stessa tristezza e lo stesso dolore visto negli atti precedenti. Con "Moonlight", Jenkins realizza un'opera coraggiosa e commovente, introspettiva senza essere pesante, universale nel raccontare lo spaesamento che tutti, prima o poi, sperimentiamo crescendo, qualunque sia la nostra condizione di vita o la comunità d'appartenenza. La macchina da presa è talmente vicina ai volti e ai corpi dei personaggi da risultare quasi ossessiva, ma è capace così di restituire una dimensione di intimità che ci avvicina e ci porta dentro il racconto, fin sotto la pelle e nel cuore del protagonista. Corona il tutto la scelta della musica, precisa e di senso per ogni momento del film. Presentato in anteprima mondiale al Telluride Film Festival e, in seguito, al Toronto International film Festival, "Moonlight" ha aperto l'edizione 2016 della Festa del Cinema di Roma. Un film da non perdere. (La recensione del film "Moonlight" è di Giulia Mazza)
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