di R. Baldassarre
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Mister Universo recensione] - Tizza Covi e Rainer Frimmel con Mister Universo tornano, quasi dopo dieci anni, negli ambienti circensi, per visitarli nuovamente; anzi, per esplorarli, ammirarli e decantarli. Un ritorno che, se proprio non completa il discorso, amplia questa loro personale "recherche", tanto oggettiva (attraverso lo stile documentario) quanto sentimentale (attraverso la fiction). Mister Universo è un ideale quarto tassello sul mondo del circo che, nel corso di oltre quindici anni, la coppia Covi e Frimmel hanno filmato nelle loro diverse sfaccettature, ma sempre con un piglio curioso misto al concreto. Das ist alles (2001), Babooska (2005) e Non è ancora domani – La pivellina (2009), erano state le "puntate" precedenti; incursioni, comunque, sempre da dietro le quinte, che volevano mostrare le reali realtà di quell'ambiente mitizzato, che nascondono vicende umane non sempre magiche. E in questo ritorno nell'agone circense, gli autori ritrovano Tairo Caroli, già visto nel precedente La pivellina. Divenuto più grande, ma sempre con quell'animo "fanciullesco", Tairo è il personaggio "virgiliano" utilizzato per questo successivo viaggio esplorativo, nel presente e nella memoria di questo mondo a parte. Anche il personaggio di Tairo, come la pellicola, contiene in sé la stessa dicotomia di documentario e fiction. È egli stesso nella storia, però recita nella storia abbozzata dagli autori. Una vicenda scritta (la perdita del portafortuna) senza che intaccasse il discorso originale, e cioè quello di riflettere sul mondo circense. Il viaggio che intraprende Tairo, è un itinerario che diviene per lui iniziatico, di scoperta e maturazione. Nel lungo percorso attraverso il presente dei circhi, Tairo arriva a toccare il passato di quel mondo che sta sparendo (per la crisi e/o per la sostituzione con altri "medium circensi"). In questo viaggio frammentato in tappe – familiari – ha la possibilità di incontrare diverse figure che sono state famose nel passato, e ora sono finite nell'oblio. Nell'incontro tra Tairo e i suoi genitori vediamo un anziano scimpanzé di nome Lola, e dall'aneddotica veniamo a sapere che ha recitato in diversi film italiani noti (I clowns, Bingo Bongo e Phenomena). Nell'incontro con lo zio Mirco, ex cantante che ha avuto un exploit una ventina d'anni prima, si riflette su come il successo possa essere effimero. Nell'ultimo incontro, quello con Arthur Robin, alias Mister Universo, c'è l'ultima riflessione, e cioè sulla scomparsa di un tipo di circo che era genuino e magico. E nell'incontro tra Tairo e Robin, che avviene in un invernale parco giochi in cui lavora l'ex culturista con la moglie, vediamo come le attrazioni odierne siano fredde e senz'anima. Mister Universo diviene quindi una mesta, seppure picchettata di vivacità, elegia di un mondo, antenato del cinema, che sta scomparendo.
(La recensione del film "
Mister Universo" è di
Roberto Baldassarre)
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