di R. Gaudiano
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Mister Morgan recensione] - Matt Morgan (uno straordinario Michael Caine), anziano professore di filosofia in pensione, da tre anni vedovo della sua adorata Joan (Jane Alexander), vive una solitudine inconsolabile. Un po' di calore umano lo attinge dagli incontri settimanali con la sua amica di conversazione Colette (Anne Alvaro). Matt Morgan ha un rapporto freddo con Miles (Justin Kirk) e Karen (Gillian Anderson), i suoi due figli, voluti a tutti i costi dalla moglie Joan. Per lui era necessario ed appagante solo il rapporto con la moglie, ed è questo il motivo per cui la solitudine di Matt è senza speranza, priva di una possibile ripresa emozionale ed affettiva verso la vita che continua. Ma è Pauline (Clémence Poésy), una giovane donna sorridente e generosa nell'elargire solidarietà umana, che scuote la monotonia catatonica ed esistenziale dell'anziano Matt. Pauline riesce a compiere, con il suo schietto e gioioso sorriso una vera e propria rottura nel quotidiano esistere piatto e buio dell'uomo. Gli incontri occasionali diventano a poco a poco momenti importanti sia per Pauline che per Matt, che riescono a trovare un giusto equilibrio comunicativo nella ricerca condivisa di emozioni sopite, quasi dimenticate. Pauline diventa anche l'importante tramite per una ripresa dei rapporti tra Matt e suo figlio Miles, che abbatte un muro di incomprensioni e rifiuti che hanno minato nel tempo i sentimenti tra padre e figlio. Sandra Nettelbeck, regista e sceneggiatrice di "Mr Morgan Last Love", "Mister Morgan" nella versione italiana, mette in scena una solitudine, quella di Matt, privato di Joan, unica sua ragione di vita. E l'uomo Matt, riesce a raccontare alla giovane ed attenta ascoltatrice Pauline perché la sua vita non ha più senso: "Non si ama la vita in se stessa, si amano i paesi, le persone, gli animali, i bei ricordi, il cibo, la musica, la letteratura. E poi ti capita di incontrare una persona che richiede tutto l'amore che hai da dare. E se perdi questa persona, credi che tutto il resto si fermerà con lei. Ma tutto il resto invece va avanti lo stesso, e la solitudine ti fa solo appassire". In un gioco comunicativo che predilige gli sguardi, i silenzi, la presenza della cinepresa si avverte anche nei tempi lunghi delle inquadrature, soffermandosi sui volti, sui luoghi, sugli interni. Sandra Netterlberck nella contrapposizione di due esistenze, quella di Matt e di Pauline, riesce a raccontare le molte verità che compongono la storia, in cui, solitudini morfologicamente diverse, cercano la pace con se stesse. Una parola sostituisce lunghi discorsi, un piccolo gesto vale per una serie di azioni. Ma la solitudine di Matt è veramente un mondo chiuso in se stesso, ermeticamente, senza possibilità di uscita da una spirale che lo ha risucchiato all'interno e lo ha assorbito completamente. "Mister Morgan" è soprattutto un film sulla comunicazione, sulle scelte di sentimenti, su emozioni importanti che si provano e si devono provare nella dinamica di ogni rapporto umano. Le emozioni ed i sentimenti hanno bisogno di elaborazione e consapevolezza soggettiva. La Nettelbeck, nel raccontare la drammaturgia della solitudine, usa il dolore affranto inscritto nel volto e negli occhi di Matt, la giovinezza sensuale di Pauline, con uno stile ed una poetica straordinariamente compatti. Lodevole la fotografia insieme ad una meritevole colonna sonora. (di
Rosalinda Gaudiano)
Ultimamente il cinema ha riscoperto la terza età. Da " Amour" di Michael Haneke a " E se vivessimo tutti insieme?" di Stephane Robelin, le pellicole che trattano l'universo senile, soffermandosi sulle sue problematiche, sono sempre di più. " Mister Morgan" tratto dal romanzo "La Douceur Assassine" di Françoise Dorner, mette a confronto gli universi paralleli di due generazioni diverse, quella dal maturo americano Mattew Morgan e quello della giovane e malinconica francese Pauline Labine. Il primo ha da poco perso la moglie, la seconda è orfana di genitori. Tra i due si istaura inevitabilmente ,sin da subito un legame speciale, ma attenzione non siamo nei territori torbidi della Lolita del romanzo Vladimir Vladimirovic Nabokov, perché il rapporto tra Mattew e Pauline sconfina più in un rispecchiamento affettivo tra padre figlia che non in una pulsione erotica. In una Parigi dai colori autunnali, dagli ambienti soffusi, dove il fantasma delle persone amate o mai conosciute è ogni presente, i due protagonisti del film, mettono in atto la loro resa dei conti con l'istituzione famiglia: eccessivamente idealizzata nel caso di Pauline, fallimentare per quanto riguarda il signor Morgan. A rendere più difficoltoso questo gioco di specchi c'è l'arrivo a Parigi dei figli dell'uomo interpretati dalla splendida Gillian Anderson e Justin Kirk. Il figlio Miles ( aitante e in procinto di divorziare) pensa da subito che Pauline sia qualcosa di più che una semplice amica del padre ed entra in conflitto con lui, reo colpevole di avergli rubato la madre e di non avergli detto tutta la verità sulla sua malattia. Mister Morgan è un film struggente sul mondo dei sentimenti che non mancherà in molti punti di emozionare lo spettatore. Se dovessimo però trovargli un difetto, e qualcuno aimè ce l'ha, in certi punti è un po' troppo stucchevole. Alcune situazioni sono prevedibili, come la liaison tra Pauline e Miles, inoltre si ha l'impressione che la regista Sandra Nettelbeck indugi troppo sulla lacrima facile, col risultato che appiattisce certi momenti di pathos che avrebbero potuto rendere di più. L'interpretazione di Michael Caine, ormai ottantenne è e uno dei punti forti del film. Il grande attore inglese riesce in maniera impeccabile e con estrema agilità a passare da qualsiasi stato d'animo, riuscendo a stupire ancora lo spettatore ( dote questa solo dei grandi interpreti e non così scontata per chi è abituato a vederlo sul grande schermo).
(La recensione del film "
Mister Morgan" è di
Giuseppe Sciarra)
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