La recensione del film Mission Impossible Fallout

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MISSION IMPOSSIBLE - FALLOUT - RECENSIONE

Mission Impossible Fallout recensione
Recensione

di M. Nottoli
[Mission Impossible Fallout recensione] - E' dal 1996 che andiamo al cinema a vedere Mission Impossible. Non ce ne perdiamo mai una puntata e mai che una puntata ci sia piaciuta. Ci siamo andati anche stavolta persuasi di vedere la solita camionata di vanità con la quale Tom Cruise cerca di nascondere il tempo che passa, liftandosi la faccia e buttandosi da aerei e grattacieli senza stuntman: leggende narrano che in questo Fallout, sesto capitolo dell'epopea, il lancio dall'aereo sopra Parigi sia stato girato ben 106 volte. A proposito: a chi dice che Tom Cruise è uguale a quando aveva vent'anni rispondiamo: seee, col cazzo! Camionata di vanità che puntualmente si verifica ma stavolta almeno non è da sola, essendo accompagnata (o almeno così ci è parso) anche dalla giusta sostanza capace di rendere le stupefacenti scene d'azione non semplicemente delle acrobazie spettacolari (che senza struttura diventano però mortalmente noiose), ma sequenze tese prima di tutto dal punto di vista drammaturgico. Risultato ottenuto grazie ad una trama che non si sollazza a perder tempo con sbruffonate a cuor leggero, ma che incalza il suo protagonista dall'inizio alla fine, lo martella con un susseguirsi di colpi di scena che lo vedono inseguire, arrancare, perdere colpi, fremere e tremare. Sarà che produce la Bad Robot di J.J. Abrams, ma è come se qualcuno avesse preso gli ingredienti classici di Mission Impossible e li avesse impastati e amalgamati finalmente come si conviene, per la prima volta. Sarà anche che la saga sta cominciando solo ora ad assumere una fisionomia ben precisa, giungendo con Fallout, che si riconnette là dove avevamo lasciato l'IMF in Rogue Nation, ad una coerenza narrativa e stilistica che non aveva mai conosciuto prima, se si considera che soprattutto i primi capitoli sembravano una sorta di palestra dove si testavano registi, registri, linguaggi e tecnologie, con l'intento più o meno dichiarato di aprire l'action verso nuove frontiere (cosa che Mission Impossible non è mai riuscita a fare). Fatto sta che lo stesso Ethan Hunt, passando da Brian de Palma a John Woo a J.J. Abrams (che diresse la terza puntata, con Philip Seymour Hoffman, la migliore guarda caso), veniva ogni volta ridisegnato finendo per essere sempre un personaggio diverso. L'unico presente in tutti gli episodi è Ving Rhames che torna anche in Fallout, diretto come il precedente da Christopher McQuarrie (ed è la prima volta che lo stesso regista dirige più di un episodio). Ovviamente non bisogna badare alle incongruenze di un plot ingarbugliato come il manuale della perfetta spy story comanda, stracolmo di giochisti doppi, tripli, quadrupli e forse anche quintupli. Plot che può vantare i 15 minuti più lunghi della storia (in 15 minuti Tom Cruise compie un inseguimento in elicottero di un paio d'ore) e del gancio di metallo più resistente mai costruito. (La recensione del film "Mission Impossible Fallout" è di Mirko Nottoli)
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