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Miss Peregrine recensione] - Jake (Asa Butterflied) non si considera speciale; o almeno, non più di quanto lo siano gli altri ragazzi della sua età. Immerso in una vita ordinaria, spesa tra scuola e lavoro, Jake non trova nulla nella sua esistenza che possa elevarsi all'ambito dello straordinario. Nulla, tranne suo nonno Abel. Con i suoi racconti e gli eventi mirabolanti di cui si è fatto testimone, tutto nell'uomo appare peculiare. Un'aura magica e suggestiva lo circonda, e Jake non può che lasciarsi ammaliare da questa figura, così capace a fare il nonno, tanto quanto abietto nel suo ruolo di padre. Sarà proprio quando Jake troverà il nonno senza vita, morto in circostanze altrettanto strane e peculiari, che Jack decide di verificare la veridicità di quanto da egli raccontatogli, stabilendo una volta per tutte l'effettiva esistenza di Miss Peregrine (Eva Green) e della sua casa abitata da ragazzi fuori dal comune, perché dotati di caratteristiche e poteri davvero speciali. Cosa risulterà davvero incomprensibile e surreale per Jake, sarà non tanto il mondo che si troverà davanti, quanto l'accettazione che anche lui, così goffo e incapace di stringere nuove amicizie, è degnamente parte di quell'universo di ragazzi speciali.
Tratto dall'omonimo romanzo del 2011 di Ransom Riggs, Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, di primo acchito, non poteva che confarsi in maniera così netta allo stile registico di Tim Burton. Tradizionalissima fiaba per ragazzi, un po' X-Men, un po' Big Fish, le pagine di Riggs appaiono – solo apparentemente - come abiti cuciti su misura alla visione estetica del regista inglese, eppure qualcosa non torna nella riuscita del film. Burton non è stato capace di sfruttare appieno questo apparato fantastico così consono ai suoi principi immaginifici, dando vita a un'opera che, a visione ultimata, lascia come la sensazione che sia stata diretta da tutti, meno che da Burton.
Manca del tutto quel tratto caratterizzante il suo stile così riconoscibile, quella fantasia lasciata libera di prendere il sopravvento travestendosi di colori cangianti e scenografie tanto sproporzionalmente costruite, quanto direttamente comunicanti con la nostra immaginazione. Dal canto suo Tim ci prova in tutti i modi a rassicurare lo spettatore della sua autorialità, cospargendo qua e là indizi e richiami ad una produzione cinematografica che fu, ma che ormai pare essersi persa, inghiottita anch'essa dai terribili vacui: le bambole richiamano Nightmare Before Christmas; il giardino di Miss Peregrine, quello curato da Edward Mani di Forbici; i colori, la casa e gli ambienti esterni ad essa sono un richiamo a quelli in cui risiede Alice in Alice in Wonderland; la stessa camera di albergo nel profondo Galles, dove Jack e suo padre pernottano nel corso di quella ricerca che porterà il ragazzi da Miss Peregrine, ricorda la soffitta di Sweeney Todd. Eppure tutto ciò non appare altro che un vano tentativo di auto-citazionismo, piuttosto che il rafforzamento di uno stile visionario che ha incantato milioni di spettatori. Circondandosi di personaggi fuori dall'ordinario, e per quel suo essere anche un po' naif, Jack ricorda l'Edward Bloom di Big Fish, senza però conquistare il proprio pubblico, incantandolo con la propria fiaba. I personaggi, e in particolar modo i ragazzi speciali del titolo, mancano di una profonda indagine psicologica, presentandosi come tante comparse e non come personaggi principali. Sappiamo dei loro poteri, e delle loro capacità straordinarie, ma non abbiamo mai accesso alle loro vere emozioni.
Su chi è bene spendere parole di merito è Eva Green. Con quel suo innato talento di mutare nell'arco di un battito di ciglia emozioni e stati d'animo, l'attrice ha incarnato nella perfezione un personaggio così ligio, e allo stesso tempo prottetivo come Miss Peregrine. Prendendo a prestito le parole di Burton, la Green sembra davvero un'attrice del cinema muto. Non ha bisogno di tante parole per inchiodare il pubblico a sé; le basta rivolgere il proprio sguardo magnetico verso la cinepresa che il gioco è fatto. È lei il vero motore dell'opera, tant'è che basta la sua assenza per far crollare il tasso di suspense e carisma autoriale.
Ci ha provato con tutte le sue forze Tim ci prova a ritornare in auge, a volare alto, proprio come una delle sue ragazze speciali, ma nulla. Del regista che era, della sua estetica tutta particolare e ben riconoscibile, vi è solo l'ombra. Nulla Tim, ancora una volta dobbiamo dirti "sarà per la prossima volta". E chissà, magari quella sarà la volta buona (e speciale).
(La recensione del film "
Miss Peregrine" è di
Elisa Torsiello)
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