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Millennium Quello che non uccide recensione] - Breve cronistoria dei fatti che ci hanno condotto sino a qui: è il 2005 quando esce in Svezia Uomini che odiano le donne di Stieg Larsson, primo capitolo di una trilogia chiamata Millenium. L'opera ha un successo clamoroso tanto che si decide immediatamente di trarne una trilogia cinematografica made in Sweden, il primo film per la regia di Niels Arden Oplev, i due successivi di Daniel Alfredson. Protagonisti, Michael Nyqvist nei panni del giornalista Mikael Blomqvist e Noomi Rapace in quelli dell'hacker Lisbeth Salander. Anche il successo della saga cinematografica è clamoroso tanto che gli americani decidono di farne un inutile remake pieno di nomi altisonanti (David Fincher, Daniel Craig, Rooney Mara). Il film però è talmente inutile che, nonostante gli incassi e le candidature agli Oscar, si decide di non proseguire nella trilogia (deus gratia!). Nel frattempo Stieg Larsson muore in modo improvviso e prematuro. Ciò nonostante, poco tempo dopo, tra lo sconcerto generale, esce il quarto capitolo della saga (miracoli del commercio), Quello che non uccide (forse il riferimento è proprio per Larsson), scritto da tal David Lagercrantz autore noto per il best seller internazionale "Io Ibra", che firmerà anche il quinto episodio della serie (editi in Italia da Marsilio). Ed eccoci giunti sino qui. L'operazione è puramente commerciale ma funziona (non è che la trilogia originale non fosse commerciale) al punto che si decide per l'ennesima riduzione su grande schermo. Nel frattempo anche Michael Nyqvist è morto in modo improvviso e prematuro, Fincher & Co. hanno abbandonato il progetto, per cui la Sony Picture, a capo di una coproduzione Usa/Gran Bretagna/Germania/Canada/Svezia, decide di voltare totalmente pagina e ripartire da zero. Il merito della fortuna della trilogia originaria rimane, come spesso accade, un mistero: Millenium è tutto sommato un thriller abbastanza convenzionale se si esclude la presenza di una componente fortemente femminista oggi di strettissima attualità ma che in un epoca pre Weinstein si è rivelata assai profetica. Il vero punto di forza della saga sta infatti nella protagonista femminile, quella Lisbeth Salander che ruba progressivamente la scena al personaggio maschile divenendo in Quello che non uccide, eroina unica ed assoluta (il povero Blomqvist, che non si sa come, col passare del tempo, è diventato più giovane e ringiovanendo ha perso tutto il suo carisma, è relegato ad un ruolo quasi marginale). La interpreta Claire Foy in maniera più che egregia anche se fare meglio di Noomi Rapace è impresa ardua (lo stesso si poteva dire per Rooney Mara). Dirige Fede Alvarez, classe '78, già regista del remake de La casa, che caratterizza la pellicola per il ritmo febbrile e per sequenze action finemente orchestrate, facendo buon viso a cattivo gioco nei confronti dell'improbabilità di una sceneggiatura disseminata da snodi narrativi a dir poco avventurosi. Da segnalare: Ducati, Lamborghini, Maserati, il made in Italy va forte anche a Stoccolma.
(La recensione del film "
Millennium Quello che non uccide" è di
Mirko Nottoli)
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