La recensione del film Mia madre

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MIA MADRE - RECENSIONE

Mia madre recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Mia Madre recensione] - Un tipico quadro famigliare di cui fanno parte Margherita (Margherita Buy), divorziata dal marito, regista impegnata, Giovanni (Nanni Moretti), fratello di Margherita, ingegnere momentaneamente in aspettativa dal lavoro, Livia (Beatrice Mancini), figlia di Margherita, liceale un po' svogliata e Ada (Giulia Lazzarini), madre di Margherita e Giovanni, malata senza speranza. E come in ogni famiglia, ci sono situazioni non facili da gestire. Margherita, ha un compagno, Vittorio (Enrico Iannello), dal quale si separa mentre sta girando un film sulla crisi economica italiana raccontata attraverso il licenziamento degli operai di una fabbrica che sta per essere acquistata da una società americana che dovrà apportare tagli cruenti. In questo contesto di legami famigliari, in cui spicca l'impegno di cineasta di Margherita, serpeggia, rabbuiando gli animi, la possibile morte della madre. Tra scene di finzione del film nel film, e la vita reale, Nanni Moretti si racconta in un film che molto sa di autobiografico, ma non solo. "Mia Madre" è un film denso di sentimenti acuti che sostengono la consapevolezza di un distacco affettivo importante e forte. Ma nello stesso tempo racconta un cinema svogliato, irriverente, inadeguato, che stenta a resistere sulla scena ed un'Italia politicamente e socialmente lasciata a se stessa. Moretti, che sappiamo molto bene regista impegnato, tiene conto in pari misura delle ideologie e delle tendenze delle nuove generazioni, con uno sguardo personale sulle questioni del vivere quotidiano. In "Mia Madre", coglie una schietta e leale poetica di sentimenti veri. Con tatto e risoluta discrezione, la regia morettiana raggiunge un alto livello espressivo, interessante e valido, nel raccontare l'intreccio emotivo tra Margherita, Giovanni e la madre lungo il doloroso percorso della malattia materna, anticamera della morte. Ognuno, sia Margherita che Giovanni e la stessa nipote Livia, metabolizzano la triste situazione autonomamente. Giovanni è composto, riservato nel suo dispiacere, e lascia che Margherita viva tutta la fragilità di una crisi soggettiva, rinchiusa come d'abitudine in una sfera personale, schiva ed in solitudine. " Mia Madre" riesce e raggiunge così un alto livello espressivo, grazie ad uno stile semplice e lineare, privo di fronzoli formalistici e di ricerche tecnicistiche. L'analisi autobiografica Moretti la suggella sul volto di una bravissima Margherita Buy, che, sul finire, si interroga che fine faranno le cose appartenute a sua madre, libri ed oggetti vari, nel "domani", quando Ada non ci sarà più. Una riflessione forte e profonda sulla scomparsa, sulla morte, riflessione che trova una sua collocazione universale per l'umanità intera. Il set del film nel film interrompe a tratti la cupezza di una quotidianità all'insegna dell'ospedale e della malattia. In tutto questo, un contributo di rottura alla tristezza di Margherita è dato dallo strambo attore americano, Barry Huggins (John Turturro), che non ricorda mai le battute del personaggio che interpreta. Un cinema "intimista", dunque, "Mia Madre", nell'indagine psicologica su sentimenti fondanti, non trascura addentellati alla realtà sociale contemporanea, con una maturità e validità artistiche indubbie. (La recensione del film "Mia madre" è di Rosalinda Gaudiano)
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