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Men In Black International recensione] - L'operazione Men in Black appare per certi versi affine a quella già tentata con i Ghostbusters. Ovvero, rinverdire i fasti di una saga a distanza di tempo mantenendone inalterati i presupposti di base ma rivoluzionandola radicalmente. Non un vero e proprio reboot, in quanto il passato non viene azzerato, quanto piuttosto una ripartenza, con nuovi protagonisti, nuovi personaggi, nuovi scenari. Le affinità non si fermano qui: entrambi i film possono infatti contare sulla presenza di Chris Hemsworth ormai perfettamente a suo agio a fare il cretino. E poi, in epoca di girl power farlocco, le due saghe non hanno potuto esimersi dall'intraprendere una svolta di evidente stampo femminista: tutta al femminile è infatti la nuova squadra di acchiappafantasmi, femminile è anche la protagonista di Men in Black: International, Tessa Thompson che torna ad affiancare Hemsworth dopo Thor Ragnarok (e che le cronache ce la danno nel prossimo futuro come la prima super eroina lesbica!). Anche i risultati appaiono simili: come l'ultimo Ghostbusters, questo quarto capitolo dei MIB si iscrive all'interno del puro intrattenimento, brioso, superficiale, a tratti demenziale, in linea di massima divertente ma senza acuti, politicamente corretto, fatto per accontentare tutta la famiglia. Poco a che spartire con i capitoli originali che, pur mantenendosi dentro un registro mainstream prevalentemente comico, hanno saputo diventare due piccoli cult grazie a sprazzi di genialità in fatto di scrittura cinematografica, capace, in maniera per l'epoca innovativa, di mescolare generi apparentemente opposti come appunto la commedia demenziale, con l'horror, la fantascienza, l'action, il tutto calato in un contesto che offriva svariati addentellati con l'attualità di allora. A onor del vero bisogna dire che, per quanto riguarda i Ghostbusters, il tempo trascorso tra l'ultimo e il penultimo capitolo è stato molto maggiore rispetto a quello dei MIB. Ben 27 anni. Un tempo lunghissimo, forse troppo. Men in Black è una saga di per sé più giovane (il primo film diretto da Barry Sonnenfeld, qui produttore, è del 1997, contro il 1984 del primo Ghostbusters) che ha potuto godere di un terzo capitolo intermedio, girato dieci anni dopo il secondo, che è rimasto lì in maniera un po' interlocutoria ma quantomeno è servito a non far cadere i personaggi nel dimenticatoio. Ai ghostbusters infatti la rentrée non è andata un granché bene. Vedremo come se la caveranno gli uomini in nero.
(La recensione del film "
Men In Black International" è di
Mirko Nottoli)
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