MEMENTO di Christopher Nolan
di Veronica Ranocchi
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi film del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per comprendere se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno prese in considerazione solo opere che all'epoca vennero reputate CAPOLAVORI per sviscerare, analizzandone il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, o ETERNI, anche OGGI e DOMANI.
Candidato al premio Oscar come miglior montaggio e migliore sceneggiatura non originale nel
2002, "Memento" è una delle opere più particolari e intricate del poliedrico regista Christopher
Nolan.
Attenzione costante è richiesta allo spettatore per seguire questo intricato thriller nel quale ogni
istante è fondamentale per comprendere l'intero insieme dei fatti.
Ma l'elemento più particolare di tutta la vicenda è sicuramente il modo in cui essa viene narrata:
attraverso un sapiente e continuo intervallare di sequenze passate e presenti, che, oltre ad alternarsi
temporalmente, si alternano anche a livello cromatico. Lo spettatore si trova, quindi, di fronte a una
serie di brevi filmati che, inizialmente, sembrano non avere il minimo collegamento tra di loro, ma
che riusciranno a prendere corpo con il susseguirsi degli eventi. In questo modo Nolan riesce alla
perfezione a rendere concretamente la situazione di spaesamento nella quale si trova il protagonista,
affetto da una particolare patologia che gli fa dimenticare qualsiasi cosa nel giro di brevissimo
tempo. L'unico modo che Leonard Shelby (un convincente Guy Pearce) ha, per ricordare, è quello
di annotare tutte le informazioni che raccoglie con l'ausilio di alcune foto, di brevi didascalie e di
una serie di tatuaggi che sono, in realtà, dei veri e propri appunti che riassumono la sua vita e il suo
unico scopo: quello di trovare e uccidere l'assassino di sua moglie. I ricordi, la memoria e, più in
generale, anche il tempo sono, infatti, i temi centrali della storia e gli argomenti che Nolan tenta di
sviscerare completamente attraverso non soltanto la storia in sé, ma soprattutto attraverso il modo in
cui essa è narrata. L'indagine che Leonard compie non è una mera indagine fine a se stessa. L'idea
di trovare l'assassino della moglie e cercare vendetta è solamente un pretesto per andare oltre, per
indagare a fondo, all'interno di quello che è il protagonista e, in maniera più generale, all'interno di
quello che è l'uomo. Il fatto che la maggior parte dei personaggi interni alla vicenda si prenda gioco
di Leonard è significativo. Nolan, in un certo senso, vuole far sì che lo spettatore si interroghi sulla
natura dell'uomo e su come questi si comporta in determinate situazioni.
Il montaggio, poi, costruito con questa continua alternanza tra presente e passato, sembra quasi
obbligare lo spettatore a una seconda visione per permettere una migliore comprensione del filo
logico che collega i vari eventi fino al loro convergere. Anche se, in realtà, non si tratta di passato e
presente, ma, da una parte, di momenti che seguono un ordine cronologico, nonostante la presenza
di alcuni flashback, e che permettono al film di avanzare in maniera graduale e momenti che,
invece, vanno a ritroso.
Altro elemento interessante da analizzare, perché tutt'altro che casuale, è l'associazione dei colori
alle sequenze temporali: nello specifico il colore è legato alle sequenze che procedono a ritroso,
mentre il bianco e nero a quelle che vanno in ordine cronologico. Attraverso questo escamotage
Nolan mette alla prova lo spettatore e gioca con le sue emozioni. Se da una parte si può vedere
questa scelta come una sorta di aiuto da parte del regista per permettere una visione più
chiarificatrice (se di "chiaro", nel senso di esplicativo, si può parlare in relazione a un film del
genere) perché con il bianco e nero lo spettatore può permettersi di concentrarsi solo ed
esclusivamente sulle azioni, piuttosto che su dettagli spesso irrilevanti associati al colore, dall'altra
parte è proprio quest'ultimo a suscitare una forte attrattiva nello sguardo umano invitandolo ad
entrare all'interno della narrazione e vivere in prima persona ciò che sta vedendo.
In questo modo Nolan riesce addirittura ad instillare dubbi nella mente del pubblico che, vivendo la
vicenda dal punto di vista di Leonard, e quindi non sapendo cosa aspettarsi dagli eventi, è portato
anche a rapportarsi al resto del mondo quasi con un senso di sfiducia perché pensa di ricevere lo
stesso trattamento del protagonista, ingannato anche da coloro che lui crede sinceri.
Un film complesso non solo a livello di trama e di montaggio, ma anche a livello di sottotesto che,
ancora oggi, si apre a svariate interpretazioni perché "Memento" non è solo un imperativo per
Leonard, ma lo è per tutti noi. Lo era IERI, lo è OGGI, e lo sarà DOMANI.