La recensione del film Medianeras

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MEDIANERAS - RECENSIONE

Medianeras recensione
Recensione

di Francesca Cantore
[Medianeras recensione] - Medianeras – Innamorarsi a Buenos Aires si apre come un interessante documentario di architettura sulla città di Buenos Aires: una voce over maschile, per quattro minuti, si fa accompagnatrice di una lunga carrellata fotografica che ritrae i palazzi della città. Edifici di tutti i tipi, alti, bassi, razionalisti, in stile francese, privi di stile si ergono a formare lo skyline senza criterio di una delle città più popolate al mondo. Quella stessa voce incalza: la responsabilità dell'obesità, dello stress, dell'insicurezza, dell'incomunicabilità, degli attacchi di panico, delle ipocondrie, insomma, di tutti i mali della società contemporanea, non può che essere degli architetti. La voce si materializza nel corpo di Martin (Javier Drolas), un giovane nerd dal fascino nascosto: è un agorafobico in via di guarigione che disegna siti web. Altre immagini della città introducono il secondo personaggio: Mariana (Pilar López de Ayala, assai più bella di Drolas e con voce troppo accattivante nel doppiaggio italiano, rispetto all'originale), un architetto claustrofobico, che non ha mai progettato niente. Nel frattempo si accontenta di allestire vetrine. Non si conoscono, ancora. Medianeras sembrerebbe l'abusato "a boy meets a girl" e infatti lo è, pur nella variante "Finally a boy meets a girl", ma il messaggio di fondo che vuole comunicare parla di un'alienazione creata da barriere architettoniche e schermi a cristalli liquidi; un isolamento dal quale si può uscire solo a patto di superare le proprie ipocondrie riguardo al mondo. Parla della possibilità fatalistica che s'incontri la persona giusta anche in una città di tre milioni di abitanti, in cui il trauma della tecnologia ha promesso di tenere uniti ma irrimediabilmente ha separato. E se dunque Architettura e Tecnologia sono i mali del XXI secolo, non può passare inosservata la professione dei protagonisti: l'uno programmatore e l'altra architetto, quasi che "ciò che li separa è ciò che farà sì che i due s'incontrino". Ma se queste problematiche sociali sono affermate con convinzione, debole è invece il filone sentimentale. Non basta qualche coincidenza a convincerci che Martin e Mariana siano fatti per stare insieme. Piuttosto banali i loro profili, a uno sguardo attento: sono infelici, abitano in palazzi antistanti, condividono qualche fobia, qualche preferenza musicale (canticchiano "True love will find you in the end", titolo quanto mai profetico, mentre l'ascoltano alla radio) e cinematografica (si commuovono per il finale di Manhattan che stanno passando in tv), infine entrambi si divertono a scattare selfie modificati attraverso le webcam dei loro pc. Due trentenni nella norma e niente di più. Per imbellettare la vicenda, Gustavo Taretto ricorre a tutta una serie di effetti visivi (sovraimpressione, fermo immagine, stile cartoon, ecc..) che hanno scatenato l'accostamento di Medianeras a (500) Days of Summer di Marc Webb, precedente di qualche anno. Anche (500) cerca di rifuggire la banalità (la voce narrante ci tiene a specificare che pur essendo la storia di un lui e una lei, non si tratta di una storia d'amore): Webb si mette subito al riparo da eventuali accuse e riesce al tempo stesso a rendere divertentissima, con il suo stile eclettico, quella che, bando alle rassicurazioni iniziali, è una storia d'amore come un'altra. In Medianeras è chiaro che non sia il filone sentimentale il punto focale, bensì ciò che gli fa da contorno e che gli è valso l'appellativo di "favola urbana". Tuttavia il tentativo di Taretto di far leva su tematiche importanti (pur trattandole con la giusta leggerezza), non basta a distogliere l'attenzione dalla fin troppo scarna linea narrativa. Al di là di questo però, resta intatta la bellezza della sequenza di apertura che presenta la città di Buenos Aires e la impone come vero e proprio personaggio del film. Interessanti anche altri spunti narrativi come quello che dà il titolo alla pellicola: le medianeras sono le facciate laterali cieche dei palazzi, di solito adibite alla pubblicità o alle indicazioni stradali e che più di tutte mostrano lo stato di degrado degli edifici. Su questi muri, in atteggiamento sovversivo, si stagliano piccole finestrelle abusive che illuminano i monolocali claustrofobici della città. Divertente anche l'inserimento del libro per bambini Where's Wally? (lo scopo è scovare Wally all'interno di illustrazioni ricche di dettagli e persone) che offre il pretesto per introdurre una riflessione sull'uomo, infinitamente piccolo in una realtà infinitamente grande e sulla difficoltà di trovare qualcuno persino quando lo si sta cercando. (La recensione del film "Medianeras" è di Francesca Cantore)
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