La recensione del film Mean Streets di Martin Scorsese

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Trama

MEAN STREETS di Martin Scorsese

Mean Streets Recensione
Charlie (Keitel), un ragazzo di Little Italy (il quartiere italiano di New York), è un impasto di superstizione, sicurezza di sé e cattolicesimo e si sente perennemente in conflitto con la meschinità dell'ambiente in cui vive. Lo zio lo mette in guardia contro la cattiva compagnia di Johnny Boy (De Niro) con il quale passa le giornate tra risse e piccole truffe. Si sente un componente infimo di una società violenta e selvaggia e si vendica di questo con gesti fuori dalla norma, scaricando la pistola in direzione dello sfavillìo di luci dell'Empire State Building o facendo esplodere petardi nei secchi della spazzatura. Si farà uccidere insieme a Charlie ed alla sua ragazza, come in un vero film di gangsters.
Idea Centrale
Il regista, figlio di italoamericani, narra soprattutto di sé e della propria giovinezza passata a Little Italy con una voglia disperata di uscirne.
Analisi
Uno dei film più sinceri e crudi di Scorsese, dove le sue ossessioni cattoliche (il peccato e la redenzione, la carne ed il sangue) fanno corpo unico con il racconto. È la descrizione dell'universo degli immigrati italiani in America, un mondo dove crimine e legalità si intersecano con fili inestricabili e si vive nel presente credendo ancora ciecamente nei valori del passato, fra emigrati che non ricordano più la lingua della patria d'origine, ma conoscono le leggi spieiate della mafia.
Note e curiosità
È il film che rivelò Robert De Niro che vinse un Oscar per l'interpretazione di Johnny. (Da "201 Film Capolavoro secondo la critica" di Gaetano Sandri)


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