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Madres Paralelas recensione] - Finalmente Almodovar. E' da quando abbiamo l'età della ragione che ci chiediamo se Almodovar sia un genio o un bluff, correndo ogni volta al cinema per vedere il suo ultimo film e uscendone ogni volta, immancabilmente, delusi. Eccetto stavolta in cui eravamo andati prevenuti, lo ammettiamo, del resto sono vent'anni che il regista spagnolo, esattamente da Parla con lei, anno 2002, non fa un film degno del suo nome, e invece Madres paralelas ci ha sorpresi favorevolmente. Finalmente Almodovar perchè dopo tanto girare a vuoto, con storie sopra le righe, improbabili, eccessive, piene di simbologie altisonanti, autobiografismi intellettualoidi e metafore pacchiane, con Madres paralelas riesce a cucire insieme una trama intima e sentita, lineare e plausibile, ben calibrata nei tempi e nella struttura, che gira intorno ad un dilemma morale profondissimo e tragico nel quale tuttavia siamo tutti in grado di specchiarci, una vicenda circoscritta che Almodovar inserisce in una cornice più ampia, che coinvolge la storia con la S maiuscola, il passato recente della Spagna, il franchismo, la guerra civile, in un dialogo tutt'altro che pleonastico o pretenzioso o retorico, com'è stato invece altrove, bensì pregnante nel riverberare e amplificare i contenuti di una parte su e attraverso l'altra. Il cinema di Almodovar continua ad essere un cinema di donne, di madri e di figlie, di intrecci pericolosi e paradossi che si rincorrono nel corso degli anni, di incontri casuali che giungono, se ne vanno e, quando meno te lo aspetti, ritornano. In tal senso Madres paralelas è il più classico film almodovariano ma dotato di una concretezza e un'efficacia che raramente abbiamo constato in altre prove del cineasta. La scelta morale che compie alla fine la protagonista (Penelope Cruz, alla settima prova con il regista, giustamente premiata con la Coppa Volpi all'ultimo festival di Venezia; lo stesso non si può dire per il premio a Cannes a Banderas per Dolor y Gloria, a proposito di film velleitario, pretenzioso e ridondante), è una scelta di giustizia che è una, la giustizia, ed una soltanto anche se dolorosa e apparentemente iniqua, ed è lo stesso senso di giustizia che spinge gli stessi protagonisti a intestardirsi nel voler dare degna sepoltura ai proprio avi, scoperchiando insieme a loro pagine ignobili del passato recente del proprio paese. Come la frase che fa da epigrafe al film, è la storia che non muore, che periodicamente si ripresenta, è l'importanza dei legami di sangue da cui non si può prescindere, è il rapporto con le proprie radici che non si può spezzare, è quel legame invisibile che ti ricaccia costantemente indietro, non importa quanto tu sia andato lontano, quanto tu sia famoso o di successo, se vivi in una grande metropoli, in una casa piena di oggetti di design e opere d'arte, è al paesello, dove sei nato e cresciuto e ti sei sbucciato le ginocchia cadendo in bicicletta su strada ghiaiate, cui bisogna tornare se vuoi sapere davvero chi sei.
(La recensione del film "
Madres Paralelas" è di
Mirko Nottoli)
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