La recensione del film Madre

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MADRE - RECENSIONE

Madre recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Madre recensione] - Bong Joon-ho, regista sudcoreano, si è ormai affermato come maestro del Cinema internazionale. Il suo film "Parasite", Palma d'Oro al Festival di Cannes 2020 (primo film sudcoreano ad aggiudicarsi questo riconoscimento) ha vinto anche ben quattro premi Oscar. "Madre", uno dei suoi sette lungometraggi, realizzato nel 2009 ora finalmente raggiunge la proiezione sul grande schermo delle sale cinematografiche italiane. La scena d'apertura con una donna che cammina tra le spighe dorate di un campo di grano, è di raffinata suggestione formale. La donna (una straordinaria Kim Hye-ja) è la madre di Do-joon (Weon Bin), un ragazzo che ha un evidente ritardo mentale, ma inoffensivo, amico di Jin-tae (Ku Jin), ragazzo furbo e violento. Do-joon viene accusato dell'omicidio di una studentessa, uccisa brutalmente e trovata senza vita, penzolante sul parapetto di una balconata. L'omicidio presenta molti lati oscuri, tra cui anche la colpevolezza del ragazzo. Ma la madre di Do-joon è convinta che il figlio sia innocente e si pone con coraggio e autorevolezza contro avvocati e poliziotti invece decisi del contrario, impegnandosi a tirar fuori prove per scagionarlo. La madre, che non ha un nome, è la presenza preponderante in tutta la narrazione di "Madre", in cui ambiente e personaggi si caricano progressivamente di tensione interna, mettendo a nudo conflitti interiori e crisi morali ed esistenziali, trattati con grande finezza psicologica. La madre si oppone ad un destino quasi annunciato per il suo Do-joon, ragazzo senza difese intellettive, che comunque vive la sua quotidianità senza una giusta presa di coscienza. Bong delinea così un giallo famigliare, con uno stile piano e una narrazione circolare. Una riflessione profonda della forza intensa della madre che il cineasta riesce a collocare in una giusta dimensione (a)morale. Il bene di Bong appartiene così ad una forza centrifuga in cui i suoi personaggi risultano sbilanciati per diversi gradi di miseria morale, centrati senza ritegno sul proprio individualismo miserabile. La narrazione si veste di attese fatte di sguardi, di tracce da seguire per smascherare l'assassino e scagionare quel figlio disgraziato che un tempo la stessa madre aveva deciso di sopprimere insieme a sé stessa. Ed è in queste attese che il disorientamento narrativo non annunciato esplode in eventi difficili da controllare, come una botola che si scoperchia e mette a nudo il movente animale nella misera atavica del sesso, un bisogno umano che scatena tormento e depravazione, per chiunque. Il giallo si colora di rosso cupo, dello stesso colore del sangue, perché è lì che finisce lo squallore umano quando è vittima sacrificale degli istinti primari relegati nell'animalità. Bong Joon-ho non si è mai fermato nella sua crescita costante di cineasta, dimostrando nel suo percorso artistico grandi capacità tecniche. Regista dallo sguardo ironico ed incisivo, indagatore quasi profetico di verità umane, in un dinamismo indiscusso tra passato e presente. "Madre" è semplicemente la magistrale rappresentazione di una consapevolezza tormentata di una madre che fa del suo amore per il figlio l'unica ragione della sua vita, espressa in campi e fuoricampo dall'occhio della mdp di Bong. Un ritratto disarmante della natura umana, con limiti e miserie, dove l'oblio è il male minore per sotterrare ogni possibile evidente colpa. (La recensione del film "Madre" è di Rosalinda Gaudiano)
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