La recensione del film Madame Claude

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MADAME CLAUDE - RECENSIONE

Madame Claude recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Madame Claude recensione] - Di questi tempi se non sei una donna non sei nessuno. Il risultato del movimento #metoo e del sentimento femminista che ne è scaturito con tutta l'ottusità dell'integralismo è che, tu uomo, non puoi più aprire la portiera dell'auto ad una donna, non puoi più regalarle i fiori, non puoi fare un complimento sul suo aspetto fisico, pena essere considerato immediatamente un troglodita campagnolo alla stregua di un fausto leali qualunque che per una vita ha cantato "angeli negri", lui soprannominato "negro bianco", e adesso ancora non capisce perché gli hanno fatto un culo grande come una casa (quella del grande fratello ovviamente) per aver detto "negro" in TV. Anche fischiare per strada ultimamente è diventato riprovevole, si rischia infatti di irritare la suscettibilità di aurora ramazzotti, icastico esempio di body shaming a rovescio: ci si offende sia se ti dicono che sei un cesso sia che sei una bella figa. Offesa ecumenica. Personalmente non sopporto le acciughe, infilare "narrazione" in ogni discorso e marco travaglio, per cui se potete evitare queste tre cose quando sono nei paraggi mi fareste un piacere. Vabbè che non sono una donna quindi non faccio testo. Fa testo invece Madame Claude, tra gli ultimi prodotti Netflix ad uscire sulla piattaforma omonima e, immancabilmente schizzato nella topo ten dei più visti (tanto chi li contraddice??!), film guarda caso "tutto al femminile", come ormai la totalità dei film che si producono di questi tempi: donna la regista, donna la protagonista, donne quasi tutte le interpreti. Peccato che l'essere donna non garantisca alcunché sennò Madame Claude sarebbe un capolavoro. Remake di un film francese del 1977, The French Woman, Madame Claude racconta la storia vera (?) della più celebre entreneuse di Parigi tra gli anni '60 e '70: oltre 300 ragazze alle sue dipendenze, alti papaveri della politica e dello spettacolo come clienti, il coinvolgimento coi giri loschi dei servizi segreti francesi e della CIA. Purtroppo la partitura di Sylvie Verheyde, anche sceneggiatrice, ha il fiato corto, procede a singhiozzi, impossibilitata a dare respiro e ampiezza alla vicenda, descritta da una distanza talmente ravvicinata da non consentire nessuna evoluzione, nessuno sviluppo, solo una sequenza frammentaria di eventi apparentemente scollegati gli uni dagli altri. In una vicenda che vorrebbe essere anche la descrizione di un'epoca e dei cambiamenti che l'attraversano, manca sia la grandezza dell'affresco storico sia l'acume per cogliere lo spuntare di quegli embrioni che determinano poi i mutamenti nel gusto e nel costume della società. I bordelli vanno in crisi nel 1972 perchè 3 anni prima c'è stato Woodstock? Strana equazione. In un tripudio di scenette softcore e tette al vento, Madame Claude difetta incredibilmente di erotismo, di empatia e di sensualità, in un trionfo di omicidi, misteri e ricatti, Madame Claude difetta incredibilmente di suspance, intrigo, coinvolgimento. In un film corale con al centro un personaggio che dovrebbe essere carismatico, enigmatico comunque fascinoso, Madame Claude non fa che inanellare personaggi approssimativi privi di caratterizzazione. Madame Claude è una donna "con le palle" e per questo sbraita tutto il giorno sbattendo porte e ostentando determinazione e fare smargiasso. Che bello quando per raccontare una donna forte si finisce con l'attribuirle tutte le caratteristiche deteriori del classico maschio stronzo. Meditate donne, meditate. (La recensione del film "Madame Claude" è di Mirko Nottoli)
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