La recensione del film Machete Kills

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MACHETE KILLS - RECENSIONE

Machete Kills recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Machete Kills recensione] - Più ignorante, più trash, più estremo rispetto al primo quindi più bello. Nell' estetica capovolta dei cultori dei b movie funziona così: peggio è meglio è. Ragion per cui Machete Kills raggiungendo vette di stupidità raramente eguagliate con una tale consapevolezza compie quel giro completo a 360° che aveva mancato il primo episodio. Robert Rodriguez rimane quello che è ovvero quello che non è Tarantino anche se vorrebbe farci credere il contrario. La differenza è che Tarantino omaggia la serie b realizzando prodotti di eccellente serie a, Rodriguez omaggia la serie b realizzando prodotti che restano di serie b. Tarantino cita i film di genere in prodotti che hanno nella scrittura il loro punto di forza, Rodriguez cita i film di genere in prodotti che ne condividono la trascuratezza formale e semantica, rimanendo al loro stesso livello. Non c'è nobilitazione nel materiale trattato da Rodriguez perché Rodriguez non ha nessuna capacità per nobilitarlo e nemmeno l'intenzione. In Machete Kills, come in quasi tutta la produzione del regista, non esiste infatti alcun sottotesto, solo una storia di disarmante ed elementare semplicità che nei rimandi, nelle autocitazioni (c'è perfino sex-machine sia in carne d'ossa sia in versione femminile!), nella sfilata di volti noti, nell' esasperazione di codici predefiniti si esaurisce. Exploitation, Russ Meyer, la ingenua fantascienza degli anni '50, James Bond e le infinite parodie su di lui, Mel Gibson e Interceptor, Charlie Sheen, anzi no, Carlos Estevez (per la prima volta sullo schermo!) che sembra autoreferenziale ogni battuta che pronunci. Ciò non significa che Rodriguez non abbia sprazzi di ingegnosità bizzarra e che qui non azzecchi una manciata di trovate succose come la scena di sesso per vedere la quale bisogna infilare gli occhialini 3d (che non ci sono) o il personaggio di "el camaleon" che si strappa la faccia ad ogni vittima e all'ennesimo cambio di identità salta fuori Lady Gaga (non ce la ricordavamo così brutta). Come già nella puntata precedente il punto debole di Machete è proprio Machete o meglio il miracolato Danny Trejo, faccia da cinema nato per immortalare il tagliagole messicano, caratterista di infinite comparsate mute in cui non gli si chiedeva altro che esibire la ghigna da galera, che pesca per puro caso il personaggio della vita ma fuori tempo massimo (ha 70 anni!) e senza possedere i necessari rudimenti attoriali, interpretativi e scenici, per sostenere un ruolo da protagonista. Il finale già prelude al capitolo n.3 dove ritroveremo il nostro addirittura spedito nello spazio su un razzomissile. E se è vero come è vero che peggio è meglio è allora sarà un finale col botto. (La recensione del film "Machete Kills" è di Mirko Nottoli)
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