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Machete Kills recensione] - Più ignorante, più trash, più estremo rispetto al primo quindi più bello. Nell' estetica
capovolta dei cultori dei b movie funziona così: peggio è meglio è. Ragion per cui
Machete Kills raggiungendo vette di stupidità raramente eguagliate con una tale
consapevolezza compie quel giro completo a 360° che aveva mancato il primo episodio. Robert Rodriguez rimane quello che è ovvero quello che non è Tarantino anche se
vorrebbe farci credere il contrario. La differenza è che Tarantino omaggia la serie b
realizzando prodotti di eccellente serie a, Rodriguez omaggia la serie b realizzando
prodotti che restano di serie b. Tarantino cita i film di genere in prodotti che hanno nella scrittura il loro punto di forza, Rodriguez cita i film di genere in prodotti che ne
condividono la trascuratezza formale e semantica, rimanendo al loro stesso livello. Non c'è nobilitazione nel materiale trattato da Rodriguez perché Rodriguez non ha nessuna
capacità per nobilitarlo e nemmeno l'intenzione. In Machete Kills, come in quasi tutta la produzione del regista, non esiste infatti alcun sottotesto, solo una storia di disarmante ed elementare semplicità che nei rimandi, nelle autocitazioni (c'è perfino sex-machine
sia in carne d'ossa sia in versione femminile!), nella sfilata di volti noti, nell'
esasperazione di codici predefiniti si esaurisce. Exploitation, Russ Meyer,
la ingenua fantascienza degli anni '50, James Bond e le infinite parodie su di lui, Mel
Gibson e Interceptor, Charlie Sheen, anzi no, Carlos Estevez (per la prima volta sullo
schermo!) che sembra autoreferenziale ogni battuta che pronunci. Ciò non significa che Rodriguez non abbia sprazzi di ingegnosità bizzarra e che qui non azzecchi una
manciata di trovate succose come la scena di sesso per vedere la quale bisogna infilare
gli occhialini 3d (che non ci sono) o il personaggio di "el camaleon" che si strappa la
faccia ad ogni vittima e all'ennesimo cambio di identità salta fuori Lady Gaga (non ce la ricordavamo così brutta). Come già nella puntata precedente il punto debole di Machete è proprio Machete o meglio il miracolato Danny Trejo, faccia da cinema nato per
immortalare il tagliagole messicano, caratterista di infinite comparsate mute in cui non
gli si chiedeva altro che esibire la ghigna da galera, che pesca per puro caso il
personaggio della vita ma fuori tempo massimo (ha 70 anni!) e senza possedere i
necessari rudimenti attoriali, interpretativi e scenici, per sostenere un ruolo da
protagonista. Il finale già prelude al capitolo n.3 dove ritroveremo il nostro addirittura
spedito nello spazio su un razzomissile. E se è vero come è vero che peggio è meglio è allora sarà un finale col botto.
(La recensione del film "
Machete Kills" è di
Mirko Nottoli)
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