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Ma Ma recensione] - Nel caso abbiate voglia di piantarvi una spada nella pancia ma non avete una spada a portata di mano vi consigliamo di andare a vedere questo Ma ma – Tutto andrà bene (ah sì?) del regista spagnolo Julio Medem, finora noto soprattutto per Lucia y el sexo. E non per eccesso di drammaticità, come la sinossi potrebbe lasciar presagire, ma per eccesso e basta. Woody Allen diceva che la commedia è tragedia più tempo. Forse è vero anche il contrario ovvero che la commedia è tragedia meno tempo. Non lo facciamo mai ma stavolta non possiamo esimerci dal rivelare la trama, essendo fondante per l'analisi, anzi essendo l'analisi stessa, per cui chi non sopporta lo spoiler è avvisato. Film evento presentato in anteprima al Biografilm Festival di Bologna e distribuito in Italia da I Wonder Pictures, casa nata come costola proprio del Festival, Ma ma ci presenta nell'ordine una giovane donna (Penelope Cruz che si spende oltre misura) che ha appena perso il lavoro, è stata appena lasciata dal marito e alla quale viene diagnosticato un tumore al seno. Quello stesso giorno va a vedere il figlio giocare a calcio, lì incontra un uomo il quale non fa in tempo a scambiare con lei due parole che riceve una telefonata in cui gli si annuncia che moglie e figlia hanno avuto un grave incidente: la figlia è morta, la moglie è in coma. Morirà anche lei di lì a qualche giorno. Tra i due sventurati si crea un legame: lei sotto chemio va a trovare lui al capezzale della consorte, lui, ormai vedovo, va a trovare lei dopo l'intervento di mastoplastica. E nonostante la circospezione iniziale data da una situazione a dir poco funerea, tra lui e lei, complice il mare e una sorte affine saldata nel dolore, scatta l'amore. Lei guarisce e vissero tutti felici e contenti. E invece no perchè non siamo che all'inizio. Nemmeno un anno dopo, la malattia si ripresenta ma stavolta il male è incurabile e i medici non le danno più di sei mesi di vita. I due si amano ma per colpa soprattutto di lui non hanno mai consumato. Lo fanno ora per la prima volta, presi dal desiderio della disperazione, e lei rimane incinta. Avendo meno di sei mesi di vita significa che il bambino nascerà tre mesi dopo la morte della madre, secondo una dialettica tra eros e thanatos che raramente abbiamo visto maltrattare come in questa sceneggiatura scritta da Medem medesimo e che Medem medesimo, non contento, ci tiene a rappresentare plasticamente nella penultima, patetica, inquadratura. Medem non ci risparmia nemmeno il ginecologo canterino, la semina simbolica, visioni insistite di una ragazzina siberiana, il feto in primissimo piano mentre viene alla luce e il cuore che lentamente smette di battere. Troppo. Decisamente troppo.
(La recensione del film "
Ma Ma" è di
Mirko Nottoli)
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