La recensione del film Ma loute

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MA LOUTE - RECENSIONE

Ma loute recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Ma loute recensione] - Una bellissima estate del 1910. I rumori del primo conflitto mondiale aleggiano già nell'aria. Una zona splendida quella che costeggia le spiagge della Manica. Come d'abitudine, i componenti la famiglia dei Van Peteghem, passano l'estate nella loro villa stile egiziano tolemaico che si affaccia maestosa sulla splendida baia. Nella zona vive anche una piccola comunità di pescatori ed allevatori di ostriche, tra i quali spicca la bizzarra e singolare famiglia Brufort, con un padre taciturno detto "l'eterno", molti figli, tra i quali Ma Loute, ormai diciottenne, introverso e schivo. Ma la calma e la bellezza della baia viene messa in subbuglio da inspiegabili sparizioni di turisti. L'ispettore Machin, insieme al suo inseparabile aiutante Malfoy, indagano su queste sparizioni e comprendono che devono dirigere le loro attente osservazioni verso la baia di Slack, luogo rinomato per la sua unicità, dove l'omonimo fiume ed il mare si congiungono con l'alta marea. Bruno Dumont, qui regista e sceneggiatore, ritorna sul grande schermo con "Ma Loute" ritratto crudo e grottesco, nello stesso tempo esilarante, di una nobiltà in decadenza e vacua, in cui gli incesti e gli oscuri segreti ne hanno segnato la triste ed inconsistente storia. In contrapposizione a questo quadro di alta borghesia decaduta, la comunità di pescatori rappresenta la diversità chiusa ed ostile, libera e rude come il mare e le rocce che abitano il territorio. Entrambe le comunità sono tratteggiate con grande forza visiva e nello stesso tempo con un'arguta e convincente drammaticità, ben vestita di un umorismo da commedia burlesque. "Ma Loute", sapiente combinazione di generi, con uno stile narrativo raffinato, tra realismo, simbolismo ed oniricità quasi felliniana, conquista e convince per la sua rara forza rappresentativa leggera ed accattivante. La contrapposizione quasi crudele di classe è resa alla perfezione da una sorprendente caratterizzazione dei personaggi, tra cui spicca André Van Peteghem, annoiato e lascivo, interpretato magistralmente da Fabrice Luchini. Ai ritratti femminili viene conferita quella giusta ritrosia, falsità e mortificante follia, portate alla perfezione sullo schermo da Giuliette Binoche e Valeria Bruni Tedeschi. Dumont, mai sopra le righe, riesce a raccontare la drammaticità della mancanza di reale comunicazione delle classi sociali in questione, ma nello stesso tempo tratteggia, nel rapporto amoroso nato tra l'androgino Billie e Ma Loute, la possibilità di una positiva presa di coscienza, un cambiamento, frutto di un sentimento che fa capolino quasi schivo, ma puro ed edificante. Ipocrisia, viltà e menefreghismo, sentimenti che si consumano intorno alla tavola imbandita dalla nobile famiglia Van Peteghem, dove per un atto di clemenza siede anche l'inquieto e ringhioso Ma Loute. Dramma e commedia si fondono in uno scenario fantastico, luminoso e solare, dove nell'epilogo finale la figura del buffo Machin, vola in alto come un gonfio pallone, mentre le note possenti della musica di Guillaume Lekeu, rendono ancor più straordinarie le immagini. Grande merito va alla fotografia di Guillaume Deffontaines. Da non perdere! (La recensione del film "Ma loute" è di Rosalinda Gaudiano)
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