Trama
M IL MOSTRO DI DUSSELDORF di F. Lang
Dusseldorf è terrorizzata dal maniaco Hans Beckert (Lorre), che violenta e uccide bambine. Per allentare la pressione delle forze dell'ordine la malavita, in collaborazione con i mendicanti, cattura e processa il maniaco, ma non riesce a giustiziarlo per l'arrivo della polizia.
Idea Centrale
Il terrore e la rabbia che si diffonde fra la popolazione di una città quando un maniaco minaccia l'incolumità di bambine innocenti.
Analisi
Al suo primo film parlato, Lang (autore della sceneggiatura con la moglie Thea von Harbou) continua a impiegare con maestria le metafore visive e le immagini evocative che avevano fatto grande il muto (celebre la successione della sedia vuota e della scala deserta, che suggerisce per litote l'omicidio della piccola Elsie), e insieme si avvale in modo assai moderno delle risorse del sonoro (l'urlo della madre di Elsie che rimbomba nei luoghi vuoti). A caratterizzare - e incastrare- il mostro, un uomo grigio e anonimo (e perciò tanto più terrificante) è proprio il motivetto che fischia (fu Lang a zufolarlo, visto che Lorre non ne era capace). Temi come quello dell'opposizione tra giustizia privata e giustizia ufficiale continueranno a essere scandagliati nell'opera successiva. Dopo i film su Mabuse, Lang umanizza il mostro, e lo rende vittima nella scena finale del processo (che deve qualcosa all'Opera da tre soldi di Brecht), dove Lorre, muto per quasi tutto il film, raggela e commuove con la sua voce chioccia.
Note e curiosità
In cassetta esiste una versione doppiata in italiano vergognosamente sforbiciata (96') che spesso viene anche proposta in tv. E' comunque reperibile, presso i vari Goethe Ihstitut la versione originale e integrale in copia sottotitolata. Rifatto da Losey col titolo «M». (Dal " Dizionario dei Film" di Paolo Mereghetti ed. 1998).