di R. Gaudiano
[
Lucky recensione] - Lucky (Harry Dean Stanton) ha 90 anni e vive in una piccola cittadina ai margini del deserto in completa solitudine. Tutte le mattine il suono della sua radio gli dà un gradevole buongiorno. L'inizio della giornata è dettato da sacrosante abitudini. Bere un copioso bicchiere di latte colorato da caffè appena fatto, esercizi di ginnastica, ed una meticolosa cura della sua persona. Lucky ha sempre vissuto con un'idea tutta sua del mondo e non ha mai barattato la sua vita con sovrastrutture religiose od una moralità ipocrita. Ama fare le parole crociate e condivide questo suo svago intellettuale con un amico. Come in tutti i piccoli centri anche in quello dove Lucky vive, esiste un bar, luogo di ritrovo e di confronto. Sempre in compagnia del suo succo di pomodoro, in quel bar Lucky incontra Howard (David Lynch) che lamenta la fuga della sua testuggine di ben 100 anni. Tutto scorre senza imprevisti, con regolari abitudini, fino al giorno in cui Lucky senza una causa precisa perde il controllo e cade sul pavimento della sua casa. L'equilibrio di una vita si spezza e nella mente di Lucky s'insinua, come un'illuminazione, una possibile verità, forse imminente, la fine della sua stessa vita. John Carroll Lynch, attore, con "Lucky" è alla sua prima opera di regia. Per quel che ha dichiarato lo stesso regista, il film è un omaggio al protagonista, Harry Dean Stanton, scomparso nel settembre del 2017. Performance straordinaria di un'umanità arrivata al capolinea, un filosofo della vita, Lucky, uomo dalla personalità coriacea, sempre fedele alla realtà, improvvisamente ammette di aver paura e assalito da un'ansia ingestibile, cerca la via d'uscita più edificante per non farsi sorprendere impotente e codardo dalla fine della sua esistenza. John Carroll Lynch compone la sua prima opera come un brano musicale, avvincente e commovente, con una scrittura narrativa in cui ogni elemento trova il proprio ruolo specifico. Il Lucky del film ripercorrendo i ricordi, ringrazia la vita, la omaggia con quel suo fare compassato ma rigoroso, anche quando sfidando le regole di divieto, si accende la sigaretta nel bar, in presenza di tutti, nonostante la grossa scritta alle sue spalle, "For not smoking". Lucky è il vecchio. E come tutti i vecchi è un'isola, è l'uomo che porta dentro di sé la memoria di una vita. E' il vecchio, solo, che alla fine si arrende all'ineluttabile legge della fine di ogni esistenza, che compie il suo viaggio sempre all'interno del mondo. Harry Dean Stanton è perfetto nel porgere con la caratterizzazione del suo Lucky un inno sommesso alla vita e le musiche originali di Elvis Kuehn ne sono una nostalgica conferma. Con composta risolutezza il Lucky di John Carroll Lynch affronta la notte dopo il crepuscolo. Lo fa quando s'improvvisa e canta "Volver Volver" alla festa di compleanno di un bambino messicano e quando, con un sorriso malinconico saluta il suo mondo, il mondo tutto, di cui erroneamente pensava di non far parte.
(La recensione del film "
Lucky" è di
Rosalinda Gaudiano)
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