La recensione del film Loro 2

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LORO 2 - RECENSIONE

Loro 2 recensione
Recensione

di M. Nottoli
[Loro 2 recensione] - Silvio, Silvio, Silvio. Si fa presto a dire Silvio. Silvio il mafioso, Silvio il puttaniere, Silvio che fa le corna, Silvio con il trapianto, Silvio con la bandana, Silvio con il rialzo nelle scarpe, Silvio mi consenta, Silvio e la nipote di Mubarak, Silvio e l'amico George Daboliu, Silvio e l'amico Vladimir. Si fa presto a fare ironia su Silvio. Facile e banale. Ma Loro è un film di Sorrentino non il Bagaglino. Per cui, per l'amor di dio, c'è il Silvio patetico, caricaturale, sopra le righe, con il sorriso perenne stampato in faccia e un accento da bauscia milanese che poco gli appartiene (del resto, non è il caso di ribadirlo, Toni Servillo non fa l'imitatore di mestiere). Ma subito dopo, un attimo dopo, una battuta dopo, ecco apparire il Silvio uomo, vecchio, sconfitto, a tratti anche commovente. Lo sbruffone che racconta barzellette e vuole mostrare a ogni ospite il vulcano funzionante che si è fatto costruire in giardino e poi lo aziona da solo, gustando per sé il modesto show. Come già ne La grande bellezza, il cinema di Sorrentino consiste nel farti vedere una cosa e il momento dopo dimostrarti il suo contrario, sta nel divario tra ciò che sembra e ciò che è, tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere. Quando Veronica accusa Silvio e sembra affondarlo, la replica non si fa attendere ed è allo stesso modo efficace. Attacco e difesa, difesa e attacco. Così dietro la vacuità della superficie, dietro il vuoto delle feste, delle donne, delle cene eleganti, del bunga bunga, dietro l'evanescenza di un mondo fatto di ragazze intimamente convinte che non esista nulla di meglio che una comparsata in televisione per cui ogni tipo di mortificazione non viene neppure percepita come tale ma solo un gioco scontato che vale la candela (altro che Weinstein!), dietro alla facciata fintamente sfavillante, appare la solitudine dell'uomo, il puerile desiderio di essere accettato e ben voluto, la lotta quotidiana per la sopravvivenza. E lo sguardo con cui Sorrentino lo coglie è come sempre pieno di umanità e comprensione, conscio che la lotta quotidiana per la sopravvivenza non è di Berlusconi, è di tutti noi. Per questo c'è comprensione e mai compassione, perché condividiamo tutti la medesima barca. Berlusconi è solo un paradigma. Berlusconi è il culmine di un modello. In un mondo dove tutti giocano sporco, in quanti sono Berlusconi? Lui che ha creato un impero economico, lui che ha vinto nello sport, lui che ha governato il paese per oltre vent'anni (e non è ancora finito, come l'ultima mossa proprio alla vigilia dell'uscita del film, dimostra). Lui e Loro. Lui, Loro e Noi. Del resto o si ammette che siamo tutti un branco di decerebrati o si ammette che Berlusconi qualche qualità ce l'ha. Delle due l'una. Qualità di venditore, di affabulatore, di seduttore, comunque qualità (la telefonata per vendere l'appartamento fa venire i brividi, con Servillo mattatore assoluto). Loro ripercorre un pezzo di storia recente, fedele nella ricostruzione cronachistica (la compravendita dei senatori, la festa con Noemi Letizia, il terremoto dell'Aquila, il divorzio con Veronica) ma con quel senso della spettacolarità che in Sorrentino è innato, un' onda ipnotica, dal moto perenne e costante, che alterna invenzioni visive, immagini metaforiche, parentesi oniriche (ebbene sì, si può scomodare Fellini), improvvisi scatti temporali, avvolgenti movimenti di macchina. Cinema che sa essere pop, intellettuale e contemplativo al contempo. L'ultima sequenza del Cristo estratto dalla chiesa e deposto su un drappo rosso tra le macerie per averne una giusta sintesi. I detrattori umorali, aprioristici e pregiudizievoli che si mettano il cuore in pace. (La recensione del film "Loro 2" è di Mirko Nottoli)
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