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Logan The Wolverine recensione] - Ci sono voluti 17 anni per vedere sul grande schermo un bel film della saga cinematografica basata sugli X-Men: è "Logan-The Wolverine" e – cosa curiosa – non solo è uno spin off della suddetta saga, ma è pure l'ultimo capitolo dei tre film incentrati sul mutante dagli artigli e lo scheletro d'adamantio. Per farlo, è bastato poco: prendere i due migliori personaggi (e attori) della serie sui mutanti Marvel – Logan/Wolverine (Hugh Jackman) e il prof. Charles Xavier (Patrick Stewart) –, una giovanissima esordiente di grande talento – Laura Kinney/X 23 (Dafne Keen) – e strappare il prodotto dalle grinfie di Bryan Singer. La pellicola trae libera ispirazione dai fumetti "Vecchio Logan", scritti da Mark Millar e Steve McNiven ed è un lungo e doloroso addio di Hugh Jackman al personaggio che più l'ha reso celebre sul grande schermo, e a cui si è dedicato corpo e anima. È il 2029 e i mutanti come li abbiamo conosciuti sono spariti: non sappiamo dove siano, quanti siano, se ancora ne esistano. Logan non è più Wolverine, ha i capelli grigi, guida limousine in affitto, il suo potere rigenerante non è più quello di un tempo. In un capanno in mezzo al deserto si prende cura come può di un professor X anch'egli invecchiato, il cui immenso potere rappresenta ora più che mai un pericolo per sé e per il mondo. James Mangold, alla regia, sceglie una strada ottima: vedere che fine può fare un ex superuomo spogliato di tutto, tranne che della sua umanità. "Logan" è un viaggio negli abissi della fragilità umana, così difficile da accettare per chi era abituato a non poter morire mai e a combattere contro i peggiori nemici. Vedere il fondo, arrivare a toccarlo, per poi scoprire che è proprio quel che ci rende uomini a salvarci, nonostante tutto. Purtroppo, la pellicola non riesce a svincolarsi del tutto dai problemi strutturali tipici della saga "X-Men", pur essendo ridotti all'osso i rimandi e i legami ai film precedenti, andando così ad annacquare una storia che poteva essere potentissima sotto più punti di vista. Siamo ancora lontani, insomma, da prodotti del Marvel Cinematic Universe come "Avengers: Age of Ultron", "Captain America: Civil War" o "Doctor Strange", giunti ormai a un livello qualitativo che – con ogni probabilità – i mutanti Marvel non raggiungeranno più. Tre stelle solo per Hugh Jackman: se non fosse per la tutina gialla, un Wolverine più "vero" di quello dei fumetti.
(La recensione del film "
Logan The Wolverine" è di
Giulia Mazza)
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