La recensione del film Life

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LIFE - RECENSIONE

Life recensione
Recensione

di Clara Gipponi
[Life recensione] - Il regista Anton Corbijn racconta l'incontro tra Dennis Stock, fotografo dell'agenzia Magnum, e il giovane attore James Dean a un passo dal debutto nel film di Elia Kazan "La valle dell'Eden" e poco prima di ottenere la parte per "Gioventù bruciata" per la regia di Nicholas Ray 1955. I due si conoscono a una festa. Dennis, catturato dallo sguardo penetrante e malinconico di James, propone a "Life" un servizio sul quel giovane attore destinato a un successo senza compromessi. Ma Dean non cerca un fotografo che lo renda celebre, non crede di averne bisogno. Forse vuole un amico o più semplicemente qualcuno con cui condividere quel senso di fragilità e libertà che lo spingevano a vivere un eterno presente a briglie sciolte, sorridendo ai pregiudizi del perbenismo americano. Che Pattinson fosse bravo a smarcarsi dal ruolo di idolo delle teenager di "Twilight" l'aveva già dimostrato superando a pieni voti la doppia prova con Cronenberg ("Cosmopolis" prima e "Maps to the star" poi). Questa volta con Dennis Stock fa un ulteriore passo nel suo percorso di maturazione attoriale. Robert non si limita a interpretare il suo personaggio; soffre con lui quando rischia di veder sfumare la sua carriera d'artista che non si rassegna a quella del fotografo da red carpet, e si vergogna quando fa al figlio promesse che sa di non volere mantenere… Ma una buona interpretazione non può reggere da sola l'impalcatura di un film che vuole rievocare il carisma dell'eterno ribelle senza causa. Al di là della discutibile presenza scenica (quella del mito anche nella migliore delle ipotesi non avrebbe pari), questo James Dean di Dane DeHaan convince solo a metà. Soltanto nell'ultima parte scatta qualcosa e DeHaan sembra finalmente entrare nel personaggio, peccato che dopo ben oltre 60 minuti inizi a guardare l'orologio e ti chiedi quanto durerà ancora. Corbijn, mentre era stato capace di arrivare in modo viscerale all'essenza e al tormento del leader dei Joy Division con "Control", questa volta non rappresenta il fenomeno del mito che ha incarnato sogni e aspirazioni nel dopoguerra degli anni 50, conquistando senza precedenti gli adolescenti di tutto il mondo.Anche la ricostruzione delle scene, i costumi e il trucco, per quanto fedeli, rimangono artefatti. Visini un po' troppo patinati sotto i riflettori di un film che pretende di mettere in secondo piano la star, Dean, per raccontare il James più intimo: il ragazzo insofferente ai comandi e ai protocolli di mister Warner, che rileggendo la poesia di Whitcomb Riley sogna il profumo del fieno e il ronzio dei trattori dei campi dell'Indiana… Life rimane un interessante, ma didascalico collage dei retroscena di quegli scatti che hanno reso celebre il fotografo e con lui l'attore, poco prima della sua consacrazione fuori dal tempo. (La recensione del film "Life" è di Clara Gipponi)
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