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Lettere di uno sconosciuto recensione] - Zhang Yimou, regista cinese molto acclamato per film quali "Sorgo rosso ", "Lanterne rosse", "Hero", vincitori di importantissimo premi a livello internazionale, dopo gli ultimi lavori di regia per lo più su arti marziali, ritorna con "Lettere di uno sconosciuto" al genere intimista e drammatico. Cina, piena rivoluzione culturale. Lu Yanshi (Chen Daoming) e Feng Wanyu (Gong Li) sono una coppia molto affiatata. Lu è una persona colta e per questo scomoda al nuovo regime politico. Tradito dalla sua stessa figlia, Lu viene mandato in un campo di lavoro come prigioniero politico. Farà ritorno a casa alla fine della rivoluzione culturale e troverà una moglie che non lo riconosce più, colpita da un'amnesia totale. Il dramma intimista si compone di tasselli sagomati in un tempo dove tutto deve essere sottoposto ad una purga generale. Le cose, le persone subiscono un netto colpo di spugna con un passato che ormai non gli appartiene più. Ma per Lu non è così. Sa che deve a tutti i costi far riaffiorare momenti e sensazioni di una vita costruita con la sua Feng, perché possa materializzarsi in lei quella memoria dolorosamente scomparsa. In "Lettere di uno sconosciuto" c'è tanto amore, tanta forza emotiva da parte di un uomo che attraverso parole, musica e racconti epistolari non si arrende all'indifferenza della sua compagna, che non lo riconosce, ed ogni giorno si reca alla stazione e aspetta il ritorno del marito. In un racconto forse un po' troppo didascalico, Zhang Yimou lascia che la narrazione, in particolare nella seconda parte del lavoro, si appesantisca e quasi rischi di immobilizzarsi nella sofferenza esasperata dello stesso protagonista. Tuttavia, l'arte di un cineasta che ha diretto capolavori come "La città proibita" non si smentisce nel saper vivificare nei due principali personaggi una storia di cui sono vittime senza colpa. La bravura di due grandi interpreti del cinema cinese, Chen Daoming e Gong Li, restituisce al film la giusta ricercata proporzione del regista tra dramma esistenziale e dramma sociale, condizione indiscussa di vita per tutta la Cina in quella rivoluzione epocale. Una rivoluzione finalizzata ad un capovolgimento totale, ad un oblio di un passato in cui le persone sono state protagoniste della propria esistenza, costruendosi ricordi, sensazioni ed affetti. Ma pare che tutto questo costruire dovesse essere doverosamente cancellato. Praticamente questo è il punto focale del film, intorno al quale Zhang Yimou ripercorre la dolorosa storia della sua Cina, ricca di sfumature psicologiche, diventando il centro drammaturgico che rappresenta una realtà storica ed ambientale. Zhang Yimou tiene piuttosto bassi i toni, con uno stile rigoroso, senza fronzoli, sorretto da uno sguardo intenso su persone ed ambiente, come solo la sensibilità di un grande cineasta sa rendere.
(La recensione del film "
Lettere di uno sconosciuto" è di
Rosalinda Guadiano)
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