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Le sorelle Macaluso recensione] - Ci sono certi film che a causa di certa critica sembrano diventare imprescindibili, film che tra i servizi al telegiornale e gli articoli sui quotidiani assumono un alone per cui sono da vedere assolutamente, pena l'ostracismo dall'élite culturale, qualsiasi cosa essa significhi. Poi li vedi e ti accorgi che ti saresti perso poco o niente. Succede quasi sempre durante i festival internazionali, dai quali gli inviati con l'accredito stampa, tramite i loro servizi, più che a raccontarci se un film è più o meno valido, sembrano voler sottolineare la loro condizione di privilegio nell'essere ammessi ad un evento così esclusivo. Per cui ogni film è “importante”, anche quelli meno riusciti, ciofeche che non vedranno la sala manco con il binocolo, aprono comunque un dibattito, dibattito che dura un secondo ma pur sempre dibattito (chi scrive ricorda qualche anno fa “Ruggine” di Daniele Gaglianone, con Filippo Timi nel momento in cui in ogni film ci doveva essere Filippo Timi – ora siamo nel momento in cui in ogni film ci deve essere Pierfrancesco Favino – film strombazzato a Venezia nelle “Giornate degli Autori” a dir poco inguardabile). In tale casistica rientra, in parte, anche “Le sorelle Macaluso”, seconda prova registica (cinematografica) di Emma Dante dopo “Via Castellana Bandiera”. In parte perchè “Le sorelle Macaluso”, intendiamoci, è tutto fuorchè una ciofeca. E' al contrario un film accorato e sentito, una tragedia familiare dalla sfiga facile, dai sentimenti veri e profondi, i toni lirici, una sorta di “La famiglia” di Ettore Scola disperante in quanto, letteralmente, privo di speranza, privo della naturale circolarità delle stagioni per cui dalla vita si genera la morte e dalla morte si genera la vita che continua nonostante i dolori e le brutture. Ne “Le sorelle Macaluso” invece (film tratto dalla piece teatrale della stessa Dante, ma questo già lo sapete) vi sono solo dolori e brutture e dalla morte si genera solo morte. Ciononostante non si può non rilevare la sproporzione tra quello che si legge e quello che si vede. Si è elogiato “Le sorelle Macaluso per il suo essere un dramma tutto al femminile, ma quale film ormai non lo è? Un paio di sequenze oniriche e il riverbero di tre stagioni della vita che rimbalzano una sull'altra hanno fatto parlare certuni addirittura di videoarte. E allora Tenet cosa sarebbe? Hanno evidenziato l'uso della “musica extradiegetica in funzione narrativa” come se non fosse una cosa che accade praticamente in qualsiasi film, Avengers e Vacanze di Natale 2000 compresi. Qualcuno ha tirato in ballo perfino John Woo per lo svolazzare dei piccioni. Se chi scrive abbassasse un po' i toni e facesse il proprio lavoro con maggiore umiltà invece di fare la gara a chi la spara più grossa, forse ne guadagnerebbero anche i film.
(La recensione del film "
Le sorelle Macaluso" è di
Mirko Nottoli)
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