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Le origini del male recensione] - Stavamo iniziando a preoccuparci. Erano infatti già due mesi che non usciva al cinema un film di esorcismi. Per fortuna, a colmare questo lungo digiuno, complice l'estate che come si sa è la stagione prediletta per gli horror, meglio se scadenti, arriva questo Le origini del male, originalissimo fin dal titolo, di cui si sentiva davvero la mancanza. Ma va anche peggio del previsto perchè l'opera seconda di John Pogue (recidivo, la prima era Quarantena 2) non si limita solo a propinarci una storia già vista un milione di volte senza un guizzo che sia uno, ma ce la propina anche male, e quando diciamo male diciamo male ma male, male, male. Irrimediabilmente tratto da una verissima storia vera, Le origini del male pretenderebbe di mettere in scena un celebre "esperimento" condotto a Londra nel 1974 da un professore di Oxford insieme ad un gruppo di studenti i quali, per curare una giovane paziente considerata "indemoniata", hanno la brillante idea di rinchiuderla in una stanza all'interno di una villa fatiscente, vessarla in svariate maniere, tipo farla dormire per terra in mezzo alla merda o spararle la musica a tutto volume nelle orecchie, e riprenderla con una telecamera per vedere come si comporta. In soldoni, secondo il professor Coupland (interpretato da un borioso Jared Harris), l'intento sarebbe quello di far uscire l'energia negativa dal corpo della giovane e una volta uscita, distruggerla. Come, non si sa. Eh già, perchè l'uomo di scienza, uno che insegna ad Oxford mica all' università della terza età, non crede nella possessione del maligno bensì nella creazione di un'entità partorita dalla mente della ragazza. E fa una bella differenza, checchè ne diciate, soprattutto quando le persone cominciano a volare per aria fracassandosi la testa contro il muro o quando un orrido biscione mal fatto al computer fuoriesce dalla bocca della paziente. Il professore infatti, forte della sue teorie, non si scompone come fareste voi e allo studente inorridito che gli chiede cos'era quel coso, con l'aria di chi la sa lunga, risponde "io lo chiamo ectoplasma". Hai detto cotiche! Insomma la storia è talmente vera che può bellamente fare a meno della logica perchè di fronte alla verità dei fatti nessuna verosimiglianza è richiesta. Così non ci si deve sorprendere se il caso viene risolto dall'unico non studioso del gruppo ovvero il cineoperatore un po' rimbambito (il Sam Caflin di Hunger Games) che passa mezza giornata in biblioteca, consulta due libri e torna con la soluzione dell'enigma, o se tutto il film è disseminato da simbologie a vanvera che non trovano alla fine nessun concreto riscontro. Dal punto di vista prettamente cinematografico Le origini del male si svolge più o meno così: ripresa fissa di una scena, silenzio, poi improvvisamente boati e stridori assordanti. Fine. Così più o meno per una ventina di volte. Non volendo rinunciare all'originalità, non ci viene risparmiato nemmeno il found footage, ormai d'obbligo in qualsiasi film horror, ovvero le reali riprese dell'esperimento al fine di sottolineare, pleonasticamente diremmo noi, la veridicità della storia che è vera per cui non si discute. Tra gli sceneggiatori anche Oren Moverman, già regista di The messanger e Rampart, che probabilmente quella volta si era fatto un bicchierino di troppo.
(La recensione del film "
Le origini del male" è di
Mirko Nottoli)
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