La recensione del film La vendetta di un uomo tranquillo

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LA VENDETTA DI UN UOMO TRANQUILLO - RECENSIONE

La vendetta di un uomo tranquillo recensione
Recensione

di M. Marescalco
[La vendetta di un uomo tranquillo recensione] - Presentato alla 73esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti, e vincitore del Premio per la Migliore Attrice (Ruth Diaz), Tarde para la ira (La vendetta di un uomo tranquillo) arriverà nelle sale italiane il prossimo 30 Marzo, grazie a BIM Distribuzione. Il film segna il debutto alla regia di Raul Arevalo, già noto al pubblico spagnolo per Ballata dell'odio e dell'amore di Alex de la Iglesia, Gli amanti passeggeri di Pedro Almodovar e, soprattutto, per La isla minima di Alberto Rodriguez, thriller teso e asciutto a cui La vendetta di un uomo tranquillo deve molto in termini di atmosfere. Ambientato a Madrid dopo una rapina che è costata a Curro otto anni di galera, il lungometraggio è diviso in capitoli: El bar, La familia, Ana, Curro, La ira. La costruzione perseguita è quella della forma diaristica. Si inizia, infatti, da una rapina in una gioielleria finita male per un gruppo di rapinatori. La messa in scena della sequenza funge da manifesto programmatico dell'intero film: il punto di vista della macchina da presa relega lo spettatore in una posizione di inferiorità rispetto ai personaggi. Nei minuti successivi, Arevalo ci immerge nelle atmosfere di un bar di periferia gestito da Ana, la donna di Curro, e frequentato abitualmente da Jose, un uomo scostante e pacato apparentemente interessato ad Ana. Ma qualcosa, che ancora non è noto, collega Jose a Curro. La caratteristica che rende molto buono questo revenge-movie è situata nell'asciuttezza dello sguardo di Arevalo e nel modo in cui si chiude completamente sui personaggi del suo racconto. Man mano che la narrazione si sviluppa, assistiamo, tuttavia, ad un cambiamento di paradigma che trasforma ed innalza ulteriormente La vendetta di un uomo tranquillo. Quanto più ci avviciniamo ai personaggi e veniamo a conoscenza del loro passato, tanto più gli ambienti esterni si aprono, lasciando spazio ad un motel sul ciglio di una strada polverosa, luogo della resa dei conti che consente al film di divenire altro da sé. E allora le traiettorie si incurvano, permettendo ai sentimenti la possibilità di infiltrarsi e allo spettatore di penetrare in profondità il tessuto filmico per palpare con mano il cuore pulsante dei personaggi. Quello che sarebbe potuto essere un semplice noir/thriller del panorama spagnolo contemporaneo si trasforma. E la tragedia termina come una missione inevitabile da perseguire per ratificare la propria esperienza di vita. Ma quando tutto sembra perduto, c'è ancora spazio per un ultimo abbraccio, la promessa di un cambiamento necessario per una nuova esistenza. (La recensione del film "La vendetta di un uomo tranquillo" è di Matteo Marescalco)
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