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La signora delle rose recensione] - La Signora delle Rose è l'ultimo film di Pierre Pinaud all'insegna della bellezza, tenera e perenne, di un fiore da tutti amato: la rosa. Eve Vernet, la sincera e convincente Catherine Frot, è una esperta creatrice di rose da collezione. Ha ereditato l'azienda da suo padre, scomparso da molti anni. Con la sua fedele assistente Véra, Olivia Costa, cerca di far sopravvivere l'azienda nonostante il crollo finanziario nel quale si trova. Siamo al Concorso di Bagatelle, in Francia, ed Eve non ha potuto neppure comprare lo stand per l'esposizione delle sue nuove rose. Il suo maggior competitor è Lamarzelle, Vincent Dedienne che, infatti, vince con una rosa pregiata di cui la sua florida e ricca azienda è la creatrice. Per Eve è un momento di grande tristezza nel ricordo di suo padre, fondatore dell'azienda: assistere allo svanire del profumo di una vita spesa a ricercare l'innesto più pregiato. Vera ha un'ultima idea per poter proseguire i lavori dei campi senza caricarsi di costi: ecco, dunque, che una mattina arrivano un Melan (Fred), Manel Foulgoc, Nadége, Marie Petiot, e Samir, Fatsah Bouyahmed. Sono tre persone che fanno parte del progetto di reinserimento, ognuno di loro con delle priorità interiori: un lavoro a tempo indeterminato per Samir, una casa per Nadége e una famiglia per Melan. Sono queste le rose di cui si occuperà davvero Eve e l'ibridazione tra una vita "sbagliata" e un futuro "roseo" sarà l'opera più significativa per la burbera Eve che oltre al rischio di fallimento aziendale corre quello di una triste solitudine. La Signora delle Rose è, per questo, un inno alla bellezza della vita: il colore unico delle rose ibridate sorprende la vista dello spettatore, il profumo delle stesse è raccontato, invece, dal naso particolare del giovane Melan che, persa una madre, trova consolazione scoprendo il suo talento. La signora delle rose è una commedia del tutto in stile francese (non ultimo, da considerare I profumi di Madame Walberg di G. Magne, anch'esso 2020) che promuove la bellezza dei rapporti, la scoperta dell'amicizia con la stessa modalità con la quale si impara a creare uno dei fiori più ambiti dalla letteratura e dalla fantasia, la rosa: annusare l'intimità del cuore, impollinare con l'affetto, ibridare con gentilezza il cuore e curare la semina con la stessa attenzione che si dà a un neonato perché: cos'è la vita senza bellezza? Un canone già conosciuto quindi, quello del linguaggio dei fiori che conosce la gratitudine, il ricordo, l'amore e la gioia. Pierre Pinaud con La Signora delle Rose riprova a mettere a punto la bellezza della vita che profuma di antico in confronto a quella nuova dove si è aggrovigliati tra consumismo e tecnologica. Le inquadrature corrispondono al tempo necessario perché la rosa possa sbocciare: prima i campi lunghi sulla serra, file e file di steli ancora troppo giovani, troppo acerbi, fino ai primissimi piani di petali di rose, di boccioli, di rose mature, dai colori straordinari, luminosi e accoglienti come la vita nuova a cui è destinato ognuno, amato e curato allo stesso modo.
(La recensione del film "
La signora delle rose" è di
Rita Ricucci)
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