La recensione del film La scuola cattolica

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LA SCUOLA CATTOLICA - RECENSIONE

La scuola cattolica recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[La scuola cattolica recensione] - Diretto da Stefano Mordini, co-sceneggiato dallo stesso con Massimo Gaudioso e Luca Infascelli, "La scuola cattolica", dall'idea del romanzo di Edoardo Albinati (premio strega 2016), è un quadro lucido e crudo di un gruppo di liceali che frequentano una scuola privata d'impianto cattolico situata in uno dei quartieri più in di Roma. Un momento cruciale gli anni '70, che hanno segnato una svolta epocale su più fronti: giovani, lavoro e cambiamento di orientamenti di valori e ideologici. Ma i ragazzi del liceo romano raccontati da Mordini, sono figli di genitori abbienti, che masticano violenza dietro un perbenismo di matrice cattolica, che ammanta nefandezze e amoralità. Violenza che subiscono e si consuma all'interno delle loro lussuose case, botte ricevute con cinghiate dagli stessi padri. Intanto si dà spazio ad una propaganda a favore delle scuole private, garanti di salvaguardare la buona condotta ed il buon nome delle famiglie degli studenti iscritti. Ma non è affatto così. Il rispetto del ruolo dell'insegnante non ha più valore, mentre s'insinua strisciante una consapevolezza fuorviante nell'affermazione di una mascolinità fuori regole e canoni nel considerare la figura della donna con il dovuto rispetto. E' dai padri (e dalle madri accondiscendenti) che l'educazione verso i figli maschi si veste di alterigia e oltraggio verso chi è debole, socialmente e per identità di genere, ossia le donne. Stefano Mordini dirige così un momento destabilizzante della storia sociale di un gruppo di ragazzi carichi di supponenza mondana, che credono di avere nelle loro mani anche la licenza di uccidere. E uccidono. Grazie ad una eccellente scenografia di Paolo Bonfini, "La scuola cattolica" rispetta la caratterizzazione sociale di un ambiente in cui soprattutto i giovani hanno carenze di una sana e corretta educazione, nonostante la frequentazione di scuole di stampo religioso, dove invece è di casa la sopraffazione, figlia di lasciti generosi di quei padri che elargivano denaro per il "bene" dei propri figli. Il divieto ai minori di 18 anni può essere imputabile alle scene veramente aberranti del delitto del Circeo. E qui la regia diventa acuta nel contestualizzare un'atrocità di comportamenti all'insegna di un sadismo sconcertante. La contrapposizione tra la potenza sadica e malata del maschio e l'inerme debolezza femminile veste la scena in modo convincente. Mentre lascia un po' di delusione la mancanza di analisi introspettiva di personaggi chiave, come l'Andrea Ghira (Giulio Pranno) e la personalità schizoide di Angelo Izzo (Luca Vergoni), che agiscono imbibiti di un concetto forviante di mascolinità. Il film non entra nel merito delle dinamiche psicologiche responsabili di comportamenti aggressivi e criminali. Il comportamento aberrante di questi ragazzi sembra quasi dettato da circostanze immediate, senza un senso ragionato, quasi balordo e completamente apoliticizzato. E balorda è la conclusione del loro operato che sfocia nell'atrocità estrema di un sadismo che ha come unica soddisfazione un macabro gioco di ragazzi, sporco di umori e di sangue, gridato in una notte, in una villa di gente di buona famiglia. (La recensione del film "La scuola cattolica" è di Rosalinda Gaudiano)
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