di T. Di Pierro
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La scelta di Anne recensione] - Francia, 1963. La giovane studentessa Anne è alle prese con gli esami che incombono e la maturità sessuale che erompe. Tra lezioni, sabati sera e weekend con i genitori, Anne conduce la sua vita di sempre, ma qualcosa di imprevisto si interpone tra lei e il futuro che la attende, un imprevisto che poco ha di risolvibile in un contesto in cui manchi una legge sull'aborto. La scelta di Anne – L'Événement della regista francese Audrey Diwan, vincitore del Leone d'oro a Venezia è uno di quei rari casi in cui un film non è solo un film, ma un manufatto storico, oltre che artistico; un prodotto del suo tempo, del nostro tempo e di tutti coloro che lo vivono. È la storia di Annie Ernaux e del suo aborto clandestino, narrato nel romanzo autobiografico L'evento (2000) da cui il film è tratto, è la storia di una donna che si pone davanti alla vita in un'epoca che non permette libertà di scelta, è la storia di un corpo che cambia, ma che non ha fretta di cambiare, di assumersi quella responsabilità che a volte può portare solo sofferenza. E se deve essere una storia del corpo che lo sia, talmente totale da riempire lo schermo. Le sensazioni, i monologhi interiori, i silenzi, gli sguardi, tutto è ricondotto a quel corpo, il corpo di Anne (interpretata dalla magnifica Anamaria Vartolomei), al suo linguaggio. La macchina da presa coesiste con lei e la segue in questa esperienza: riprese lunghe dove tutto è orchestrato. E il messaggio qual è? Che il mondo capisca, che il mondo si ponga domande, si metta in discussione e offra scelte. "Oggi l'assenza di scelte è vissuta come costrizione", dichiara Audrey Diwan, e nel mondo di allora, nel mondo di oggi, uomo o donna che sia, chi obietterebbe alla possibilità di scegliere? Chi obietterebbe alla scelta di Anne?
(La recensione del film "
La scelta di Anne" è di
Tommaso Di Pierro)
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