di R. Gaudiano
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La ruota delle meraviglie recensione] - Ironico pungente paradossale satirico e, quando vuole, non privo di comicità sorprendente, Woody Allen è maestro indiscusso nel saper cogliere il disagio morale e sociale di un'umanità corrosa da crisi esistenziali. Con gli occhi distaccati dell'impeccabile critico di costumi, moralista aggressivo ma anche divertito, Allen ama mettere sul grande schermo film diseguali, a volte irritanti sul piano formale e contenutistico. Nel suo ultimo film, "La ruota delle meraviglie", mancano sia il sarcasmo e la sottile comicità, sia l'elemento dell'ebraismo, tutti ingredienti molto graditi a questo regista arguto narratore di fatti e relazioni umane. "La ruota delle meraviglie" parla d'amore e di tradimenti, fonti inesauribili di fallimenti e conflitti. Anni '50, siamo a Coney Island, nel luna park la grande ruota fa i suoi giri, i baracchini vendono giochi di ogni genere, la musica si confonde con il vociare concitato, mentre le vite di quattro personaggi s'intrecciano nel frenetico mondo dei divertimenti. Ginny (Kate Winslet), ex attricetta di umore instabile e con un mal di testa cronico, fa la cameriera ed è sposata con il rozzo Humpty (Jim Belushi), manovratore di giostre. Ginny ha un figlio dodicenne di primo letto, Richie (Jack Gore), che compulsivamente appicca fuochi. Lei, ancor giovane e piacente, è ridotta male dall'insoddisfazione e dalla gran noia di cui sono intrise le sue inutili giornate. Sarà Mickey (Justin Timberlake), un bagnino di bell'aspetto con il sogno nel cassetto di diventare scrittore, a restituirle energia positiva con sesso e forse amore. Ma un bel giorno arriva la giovane Carolina (Juno Temple), figlia di Humpty, fuggita dal marito mafioso, che però la sta cercando. Carolina, luce degli occhi del padre, è giovane, bella e desiderosa di amore e non tarda ad entrare nelle grazie del giovane ed aitante bagnino. Woody Allen non delude. La tela di relazioni dei personaggi di "La ruota delle meraviglie" è perfetta nella contrapposizione non solo delle singole storie personali, ma anche dei disincanti esistenziali. La Ginny di Kate Winslet, è soffocata da una situazione matrimoniale di comodo che la sta distruggendo. Nevrastenica e abbrutita, Ginny riversa il suo malumore sul figlio, il quale esterna le proprie angosce appiccando fuochi dove gli capita. Humpty dal canto suo, non riesce ad inserire nei suoi interessi il rapporto con la moglie. Mickey (qui voce narrante), coglie l'insoddisfazione di Ginny, la sostiene nel suo bisogno d'evasione, ma è ben altro quello che cerca e Carolina, che vuol credere nell'amore possibile che Mickey le offre, ne sarà la dimostrazione. Il film ruota intorno ad una Kate Winslet superba, immensa, soprattutto nel monologo finale che coinvolge lo spettatore oltre misura. Allen caratterizza alla perfezione i suoi personaggi femminili, l'ha fatto in "Blu Jasmine", "Melinda e Melinda" ed altri suoi film. Ed anche in questo suo ultimo lavoro la Ginny della storia, devastata e delusa, emerge in tutta la sua essenzialità, immediatezza ed efficacia. Il dramma è lei, un'altra donna che questo grande regista e sceneggiatore ha saputo creare e plasmare. Una fragile persona piena di sensi di colpa, ma attratta da un possibile riscatto, una rinascita alla vita. Nelle relazioni umane non può esserci certezza morale, l'interesse ed il dubbio sono sempre in agguato. Alla fine Allen ripropone i suoi temi padroneggiando con grande maestria e dinamismo la mdp, mentre ogni scena di "La ruota delle meraviglie" è resa nel suo magico disincanto dalla fotografia del premio Oscar Vittorio Storaro.
(La recensione del film "
La ruota delle meraviglie" è di
Rosalinda Gaudiano)
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