di T. Di Pierro
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La rivoluzione di Charlie recensione] - Sapere le cose è un primo passo, dico bene Charlie? Eppure Charlie non sa quello che vuole dalla vita e ripiega tutto, dai sogni privati alle aspirazioni, sui passi dell'amore. Un amore confuso e impacciato quello per la barista e coetanea Amber, anch'essa incerta sulla strada da intraprendere, che ha più le fattezze di una fragile amicizia (Almost Friends è il titolo originale della pellicola) che quella di una vera e propria relazione. Eppure sono i semplici incontri e scontri della vita a portare le risposte che si cercano e a innescare così la più mite delle rivoluzioni, perché per scatenare una rivolta dentro se stessi a volte basta effettivamente poco, quel tanto che basta a condurre al cambiamento necessario alla natura di ogni vita. La rivoluzione di Charlie, film del 2016 diretto da Jake Goldberger e passato da noi inosservato, è una piccola seduta di terapia per le ridenti strade di una cittadina americana, dove tra feste e incontri appartati su una casa sull'albero, il banco di prova da superare è la vita stessa, i propri limiti e la volontà di impegnarsi, tanto in amore che nel lavoro. Charlie e Amber sono esattamente come noi, ma una vita fa: ragazzi indecisi, segnati dalle esperienze passate e rinchiusi nel proprio bozzolo, sempre in attesa che sia qualcun altro e non loro stessi a farli uscire dalla crisalide che si sono imposti, talmente incapaci di spiccare il volo nel mondo che li circonda. Malgrado ciò, la fiducia reciproca e la forza degli eventi quotidiani - belli o brutti che siano -, saranno il binomio giusto a spingere i due protagonisti ad andare aldilà di una semplice vita di provincia, nel tentativo di impugnare il proprio destino, sulla strada della completa accettazione del proprio essere e stare al mondo. Menzione d'onore a Freddie Highmore (Charlie) acclamato attore dell'infanzia per le sue interpretazioni ne La fabbrica di cioccolato e Arthur e il popolo dei Minimei , abbandona il mondo dei bambini per intraprendere un percorso di crescita da adolescente in crisi, ormai maturo attore e sulla strada di una prolifica carriera, si può dire, appena incominciata. Per concludere, il film, nonostante qualche stasi, regala una sincera lezione di vita sul presente, sui tanti giovani che una volta intrapreso un percorso sono bloccati dalla paura di non portarlo fino in fondo, spaventati da se stessi e da ciò che li circonda. Charlie è come noi: un esile, un insicuro, un precariato della vita, ma dalla cui determinazione e coraggio può scaturire la figura di un genuino rivoluzionario.
(La recensione del film "
La rivoluzione di Charlie" è di
Tommaso Di Pierro)
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