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La religiosa recensione] - La clausura. Una condizione che i tempi odierni hanno spogliato di molte accezioni fisiche, traducendola semmai in patologia psichica, senso di estraniazione dalla realtà, alienazione indotta dal troppo stress o dagli inuput devianti dei massmedia. Nel 1768, per la giovane Suzanne, figlia illegittima, la clausura fu una condanna tragicamente definitiva. Da un romanzo del nume illuminista Denis Diderot, che di anomalie claustrali ne ebbe svariate in famiglia, la storia della novizia coatta che passò di Superiora in Superiora in pieno scientismo settecentesco viene oggi riproposta dal regista Guillaume Nicloux, che legge (ahimè) in chiave asettica un mood e uno scenario patinati dalla distanza storica. Con un'inquadratura a metà tra la curiosità documentaria e l'enfasi romantica che tanto piace al grande pubblico, Nicloux immagina una Suzanne autenticamente afflitta dal suo destino e sceglie per lei le fattezze appropriate e lo sguardo liquido della brava Pauline Etienne. Peccato che gli altri esiti del casting non si siano rivelati altrettanto fortunati: Isabelle Huppert, nei panni di una Madre fin troppo premurosa e a tratti grottesca nella sua incontinenza, non riesce a caricare il suo personaggio di una connotazione che non sembri caricaturale. Sull'altra sponda, Louise Bourgoin, Madre ferale nella traccia originaria della storia, carica fin troppo la sua antagonista di verve negativa, riducendola alla scimmiottatura di una cattiva da feuilleton. In una cornice neutra, nello specchio di un lavoro di regia pulito e naturalistico, che privilegia la descrizione degli ambienti e degli umori sociali svolta in modo didascalico, le incongruenze di due delle attrici principali inquinano tutta l'atmosfera del film. La religiosa esce dall'esame con una sufficienza giustificata più che altro dalla buona prova della protagonista e dall'accuratezza delle scenografie. Ma non rielabora un'idea di base che poteva portare a riflessioni interessanti: si limita a trascriverla, con buona pace di Diderot ma con scarso entusiasmo dei presenti.
(La recensione del film "
La religiosa" è di
Elisa Lorenzini)
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