di R. Gaudiano
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La ragazza senza nome recensione] - La giornata delle visite è terminata e Jenny Davin (Adèle Haenel), giovane medico di base molto valida, responsabile di un piccolo ambulatorio nella provincia di Liegi, dove fa pratica anche il giovane studente in medicina, Julien (Olivier Bonnaud), decide di non aprire a chi suona il campanello un'ora dopo l'orario. Decisione corretta, ma il giorno dopo Jenny si troverà ad affrontare una situazione per lei molto incresciosa: chi bussava alla porta del suo ambulatorio era una ragazza nera, immigrata, trovata morta, senza documenti e della quale non si conosce l'identità. La polizia chiederà a Jenny di visionare il video di sorveglianza dell'ambulatorio, perché il cadavere della giovane donna è stato trovato proprio nelle vicinanze. Jenny Davin si sente in un certo senso responsabile della morte della ragazza che non ha un'identità. Tanto responsabile che decide di occuparsi lei stessa di dare alla ragazza una degna sepoltura e di scoprire chi fosse, per mettere un nome sulla sua tomba. Jenny conduce un'indagine serrata, riuscendo a scuotere coscienze ed emozioni messe a tacere senza ritegno e senza alcun rispetto per la ragazza morta. Jean Pierre e Luc Dardenne, Palma d'Oro al Festival di Cannes 1999 con "Rosetta", confermano con "La ragazza senza nome" un cinema che guarda soprattutto alla condizione umana in determinate situazioni sociali di aiuto e di riscatto. Jenny è giovane, ingenua, ma carica di vitalità positiva e vuole rendere giustizia a chi, anche se morto, continua ad essere per lei oggetto di inquietudine. Ed è proprio sul volto del giovane medico, rigorosamente "pedinato" dalla mdp dei due cineasti, si cristallizza un carosello di emozioni forti, che si acquietano e si acuiscono nei contatti d'indagine che Jenny cerca di avere con persone che conoscevano la ragazza senza nome. Un cinema chiaro, sostenuto da una ricerca stilistica rigorosa, racconta con garbo le inquietudini della giovane Jenny, personaggio più volte riproposto dai Dardenne nei loro film, che si confronta con l'omertà e la violenza verbale e fisica, della nostra sofferta quotidianità. "La ragazza senza nome" ha il pregio di avere un'ottima struttura narrativa nella sua squisita semplicità formale. Un ritratto schietto di una condizione umana che viene raccontata nel rocambolesco girovagare che la giovane Jenny compie per ricomporre, alla fine, il delicato mosaico che spiegherà cosa sia realmente accaduto ed abbia provocato la morte di una persona, giovane donna, di colore, senza nome.
(La recensione del film "
La ragazza senza nome" è di
Rosalinda Gaudiano)
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