di G. Esposito
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La luna su Torino recensione] - Wladziu Valentino Liberace, Lee per gli amici, Walter per la famiglia, nacque nel 1919 a West Allis, Wisconsin, da madre polacca e padre italiano. Prima di Elvis, Elton John e Madonna, c'è stato Liberace, lo show-man più pagato durante gli anni '50-'70. Artista straordinario, con un talento innato e fuori dal comune, imparò a suonare prestissimo, ancora bambino. Questo personaggio che ha magistralmente fatto storia nel mondo sfavillante dello spettacolo statunitense, ha solleticato in modo prepotente il cineasta Steven Soderbergh, che ha realizzato "Dietro i candelabri", film che racconta l'altra faccia di Lee, la sua personalità privata, celata all'interno dei suoi lussuosissimi appartamenti, pieni di ori, luci abbaglianti, sontuose suppellettili. Valentino Liberace (Michael Douglas) appariva sulla scena in abiti sontuosi, da grande diva, mantelli di pelliccia con strascichi, appoggiati su sfavillati e coloratissimi vestiti e … candelabri sul pianoforte. Era il suo modo di porgersi al pubblico che lo amava e che riceveva in cambio un autentico divertimento. Liberace, però, non era solo questo. "Dietro i candelabri" racconta soprattutto l'intesa amorosa tra Liberace e Scott Thorson (Mat Demon), iniziata nel 1977, quando Scott aveva solo sedici anni e Liberace era sull'orlo dei sessanta, intesa durata cinque anni esatti. La storia Soderbergh l'ha tratta dall'omonimo libro di Scott Thorson. Il film è, in effetti, il racconto di questo rapporto amoroso sbilanciato, morboso, ossessivo. L'America non doveva minimamente immaginare l'identità omosessuale del grande Liberace, eppure, quest'uomo ricchissimo, come amava attorniarsi di cose lussuosissime, a modo suo belle, amava gioire della compagnia di adolescenti giovanotti. La storia con Thorson pare sia stata la più lunga storia che Lee ebbe con i suoi giovani amanti, storia che portò lo show-man davanti ai giudici per concordare gli alimenti che Scott gli chiese. Soderbergh sa ben calibrare i tempi scenici, i dialoghi, dando spazio a due mattatori della scena cinematografica, Michael Douglas con una recitazione molto buona e Matt Demon che riesce più volte a bucare lo schermo in modo encomiabile calandosi alla perfezione nel personaggio di Scott, giovane, sbalordito di essere stato scelto come amante-amato e anche pazzamente innamorato. Con una sceneggiatura veramente originale di Richard Lagravenese, Soderbergh porta sullo schermo la vita intima di un uomo che fece del kitsch la sua arma spavalda, squallidamente omosessuale, e che incarnò l'America ipocrita e bigotta di quei tempi, ostinata in una menzogna condivisa. A conti fatti, "Dietro i candelabri" è un film riuscito, credibile da tutti i punti di vista, nonostante la complessità della storia.
(La recensione del film "
La luna su Torino" è di
Giulia Esposito)
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