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La leggenda di Bob Wind recensione] - Accostarsi in punta di piedi alla vitalità di uno dei registi italiani teatrali meno noti al grande pubblico, ma tra i più vitali ed energici. C'è riuscito Dario Migianu Baldi, un passato da montatore (qui oltre alla regia firma anche la sceneggiatura a più mani ed appunto il montaggio) e regista di spot e pellicole commerciali. Quello che al regista romano classe '76 interessava era la voglia di sperimentare coraggiosa ed autentica di Roberto Cimetta, e non l'esattezza dei dati biografici. È una giornalista che c'introduce in questo viaggio di scoperta, una donna che comincia un viaggio sperando di rintracciare le sue radici e che scopre invece piano piano un autore che amava condividere l'arte e la gioia della cultura. Visionario, Cimetta voleva portare la gente comune sul palcoscenico (erano gli anni Settanta e non era ancora l'epoca dei reality). Ha cominciato con il teatro nelle piazze - ad Ancona, Polverigi (qui nel 1976 crea il Festival internazionale Inteatro), Offagna -, fino a girare per tutta l'Europa ed a trovare a Lisbona una vera consacrazione in un Festival internazionale da lui ideato e diretto per due anni fino alla morte, nel 1988, all'età di soli 39 anni (era nato il 13 febbraio 1949). Il film intreccia l'oggi e il passato in un continuo giochi di rimandi. La giornalista Anna sembra tanto vera quando è sulle tracce di Roberto Cimetta, alias Bob Wind, quanto poco probabile in un lavoro che appare alquanto misterioso e di cui il film non aveva bisogno, perché introduce una piccola vena quasi gialla e involuta che stona con il viaggio nel passato che decide di compiere. E non è pensabile che sia voluto che misterioso e incomprensibile sia più il suo presente che il suo passato che cerca di ricostruire. Il film vive dell'anima di Cimetta, interpretato in maniera scanzonata da Corrado Fortuna in una delle sue prove attoriali più belle come l'attore stesso ha riconosciuto nella conferenza stampa di presentazione del film a Roma. E in questa occasione, sollecitata dai suoi accompagnatori, è intervenuta una grande donna, la vera moglie di Cimetta. Era la prima volta che il regista la incontrava. Il figlio Tommaso era stato sul set. Lei no. E vederla e sentirla dal vivo ha caricato questa donna ancor più della bellezza che suggeriva il film. "Non sono la moglie di Roberto. Sono la madre di Tommaso. Roberto ha avuto solo tante fidanzate", ha detto così, lasciando il sapore autentico di quegli anni e di una vita vissuta d'amore, un amore unico e raro che sa riconoscere l'amato, sa rispettarlo e sa non chiedergli nulla. Vedere nella pellicola padre e figlio giocare, viaggiare e recitare insieme è una festa, ma questa festa è stata possibile per la forza di una grande donna. In questo momento difficile per il Centro Italia, è giusto menzionare anche la bellezza di Ancona e della sua provincia, esaltate da un'attenta fotografia.
(La recensione del film "
La leggenda di Bob Wind" è di
Ornella Petrucci)
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