La recensione del film La legge del mercato

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LA LEGGE DEL MERCATO - RECENSIONE

La legge del mercato recensione
Recensione

di Rosalinda Gaudiano
[La legge del mercato recensione] - La nostra società si descrive società complessa e nel plasmare la sua identità è fondamentale il ruolo della struttura economica che determina le leggi del mercato, non in rapporto a valori autonomi ma orientata culturalmente da un'economia globale. Detto questo, possiamo dire che l'ultimo lavoro cinematografico di Stéphane Brizé, " La legge del mercato", piccolo gioiello antropologico, riflette proprio su questa dimensione umana. "La loi du marchè" racconta un'umanità imbrigliata nella morsa di un sistema di mercato che si presenta sotto le spoglie di autorevoli rappresentanti, amichevoli e comprensivi, con l'unico obiettivo di manipolare le coscienze della gente, per favorire questa invisibile e benevola cupola che ci sovrasta, il mercato globale. Thierry Taugordeau (un bravissimo Vincent Lindon, premiato a Cannes come miglior attore) ha 51 anni ed è disoccupato. Ha una casa di proprietà, una moglie ed un figlio disabile. Ha frequentato numerosi corsi di formazione con la speranza di poter essere collocato in qualche azienda, ma senza risultati positivi. Finalmente viene assunto in un ipermercato come addetto al controllo per i tentativi di furto. Thierry compie il suo lavoro onestamente, ma è la sua sensibilità a venir messa a dura prova, tanto che sarà costretto a riflettere suo malgrado su scale di priorità di valori, schemi e tecniche che ormai hanno mercificato il senso di un'umanità inghiottita dagli interessi economici del mercato. Stéphane Brizé coglie dritto nel segno. Realizza un'opera coraggiosa e sensibile. E' l'uomo Thierry , che nella sua semplice ma indiscussa forza interiore, denuncia un sistema che abbatte soggettività autonome. Un sistema che non si pone alcun problema di licenziare dopo anni di lavoro dipendenti per problemi di delocalizzazione dell'azienda, condizione che ha colpito lo stesso Thierry, licenziato dopo 25 anni di servizio. Il volto di Vincent Lindon calza alla perfezione la maschera di un uomo che sa aspettare con dignità un nuovo lavoro. Che vive la sua quotidianità in armonia con la sua famiglia e non rinuncia a piccoli momenti di svago con sua moglie (Karine Mirbeck) con la quale con molta serenità e naturalezza, segue la formazione scolastica del loro Matthieu (Matthieu Schaller). E' proprio il senso profondo di un'armonia familiare che non si baratta contrapposta ad una dimensione del sociale regolata da inderogabili leggi di mercato, che Brizé sa concretizzare e rendere credibili attraverso drammi umani silenziosi. Con una sapiente e compassata lentezza scenica, realizza in modo esemplare un prodotto filmico virtuosamente realista. Non c'è alcun senso di compassione o di rivalsa o di rinuncia in quest'opera cinematografica. Attori non professionisti affiancano la professionalità di Vincent Lindon recitando unicamente il ruolo che loro stessi hanno nella vita reale e lo fanno con ragguardevole bravura. Ed è così che la storia di Thierry Taugordeau diventa la storia di persone della nostra contemporaneità, in lotta per garantirsi un lavoro, in lotta per non perdere la propria dignità e soprattutto per non lasciare nelle mani di avvoltoi che padroneggiano l'economia di mercato la stima di se stessi. (La recensione del film "La legge del mercato" è di Rosalinda Gaudiano)
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