La recensione del film La grande bellezza

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LA GRANDE BELLEZZA - RECENSIONE

La grande bellezza recensione
Recensione

di Paolo Ottomano
[La grande bellezza recensione] - La grande bellezza che cerca Jep Gambardella, e presumibilmente anche Paolo Sorrentino, è quella di una storia che si concluda come l'autore se l'è immaginata per troppo tempo, girando a vuoto senza mai trovare l'anello mancante. Jep, a suo modo, ci riesce. E Sorrentino? Non è facile rispondere a questa domanda perchè La grande bellezza è pieno di qualche pregio e di tanti elementi contraddittori. Si parte dal presupposto che Jep sia uno scrittore in perenne vacanza, autore di un solo romanzetto in giovinezza e appena diventato sessantacinquenne, senza la voglia e il tempo di rimettersi a scrivere. Si continua inscenando molte situazioni, a volte efficaci e altre annacquate, che raccontano la sua vita mondana, consapevolmente sprecata e vuota, come se i personaggi si guardassero allo specchio e dedicassero a se stessi o ai propri amici– solo i più sfacciati – The hollow men, mutatis mutandis e abbassato moltissimo la gravità morale del contesto. Jep (Toni Servillo) salta da una festa all'altra, nella sua casa di fronte al Colosseo, finchè non incontra Ramona (Sabrina Ferilli), un'altra delle parentesi aperte e non ancora chiuse della sua vita. Ma solo una delle vicende parallele raccontate sembra saper riportare a un livello cosciente ed esplicito il suo bisogno di scrivere, che lo faccia passare da un desiderio accantonato a un impegno attivo: lasciamo allo spettatore il piacere di questa scoperta. Tutto cucinato in un ritmo in cui è fin troppo facile riconoscere Paolo Sorrentino: compassato, accompagnato dalla morbidezza e dalla mobilità della macchina da presa e da dialoghi che rivelano i caratteri dei personaggi, ma che rasentano troppe volte il banale e il fastidioso. Ecco perchè non facciamo in tempo a godere pienamente dei pregi: perchè vengoni subito attenuati da un insieme di piccoli difetti. Si fa ironia sullo sfarzo e il buco morale di tanti ricchi annoiati, ma lo si ostenta più di quanto sia necessario, ed è proprio questo il motivo per cui a volte manca la credibilità necessaria per appassionarsi. Evocativo ed efficace ma tristissimo nel contempo è il momento in cui quello che resta di Serena Grandi svetta sulla folla, per augurare buon compleanno a Jep: certamente indicatore dell'ambiente in cui ci si muove ma a tratti irritante perchè gli si dedica troppa attenzione. Fanno capolino tra questi scivoloni alcuni momenti divertenti, in molti dei quali il merito è di Carlo Verdone e – questa è la notizia – anche di Servillo, non così ingessato nel pressocchè unico personaggio che attraversa vari suoi film. Gradevole anche la vena irriverente ma in fondo ottimista che conduce tutti i personaggi alla conclusione, chiudendo i filoni narrativi aperti in precedenza e permettendo la conquista per ciascuno, a suo modo, della sua grande bellezza. Quella di Sorrentino, però, non è così grande. (La recensione del film "La grande bellezza" è di Paolo Ottomano)
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