La recensione del film La Fuga

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LA FUGA - RECENSIONE

La Fuga recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[La Fuga recensione] - Silvia (Lisa Ruth Andreozzi) ha appena undici anni, vive in Toscana in una condizione famigliare frustrante per un'adolescente come lei, che sente sulle spalle il peso enorme del mal di vivere della madre (Donatella Finocchiaro), che passa le sue giornate in un letto, senza la forza di reagire alla vita che la circonda. In famiglia, oltre a Silvia e la mamma, c'è il fratellino e suo padre Pietro (Filippo Nigro), che non riesce a capire il vuoto affettivo ed emozionale che affligge i suoi due figli. Il sogno di Silvia è visitare Roma. Ma il continuo rinvio di questa agognata gita, promessa dai genitori, nella città eterna, spinge Silvia a compiere un audace colpo di testa e a decidere di prendere il treno da sola per raggiungere la metropoli romana. In treno conosce Emina, di etnia rom, con la quale riesce ad instaurare un rapporto amichevole. Le due ragazze restano unite anche dopo l'arrivo alla stazione Termini, tanto che Silvia segue addirittura Emina nel campo rom, dove conosce la sua gente e la sua famiglia. "La fuga" opera prima della cineasta fiorentina Sandra Vannucchi, mette in scena, nell'improvvisazione del viaggio, un momento di rottura tra Silvia ed il suo mondo genitoriale, responsabile del vuoto d'amore e di certezze nei suoi confronti. Silvia, come ogni adolescenze che si apre alla vita è bisognosa d'affetto e di concrete certezze in un momento delicatissimo della sua formazione come persona. La Silvia caratterizzata dalla Vannucchi è una rappresentazione autobiografica, come ha dichiarato la stessa regista, che ha vissuto lei stessa, da adolescente, la frustrante depressione della madre e come la Silvia del film, decise di salire da sola su un treno con destinazione Roma. Il viaggio, si sa, è un momento di esperienze particolari, paragonabile ad una rinascita, ad un rinnovamento personale. Silvia nell'incontrare Emina, ha la possibilità di relazionarsi con un mondo avulso dalla sua cultura, dal suo normale quotidiano, quale è il mondo dei rom. L'accoglienza di Silvia nell'ambiente rom, molto diverso dalle sue normali abitudini, viene trattato da Sandra Vannucchi con superficialità grossolana. Manca nell'incontro-confronto delle due adolescenti ciò che ha a che fare con il desiderio, l'immaginario, il simbolico, elementi che caratterizzano i complessi meccanismi di una psiche che elabora la novità e ne trae consapevolezza. Ma nonostante tutto, nella superficialità e frettolosità nel delineare momenti importanti della narrazione, la Vannucchi salva la caratterizzazione sofferta tra Silvia ed i suoi genitori, una Silvia che ormai rifiuta la mortificazione annichilente di un quotidiano senza nessuna prospettiva di sicurezza emotiva. Lisa Ruth Andreozzi, recita con disinvoltura, riuscendo a rendere il senso di inconsolabile vuoto affettivo dell'adolescente che interpreta, in fuga dal contesto famigliare. E' così anche per Emina Amatovic, che rende con immediata schiettezza l'Emina della storia, che recupera autostima grazie all'amicizia con Silvia. Alla fine, l'idea di fondo di "La fuga-Girl in flight" è lodevole nel trattare un particolare e malato rapporto tra genitori e figli. Ma qui manca, purtroppo, la focalizzazione su quei passaggi salienti che costituiscono l'articolazione di una narrazione organica e coesa, che riesca a rappresentare l'importante mutamento nel riscatto di una realtà famigliare implosa dolorosamente all'interno delle mura domestiche . (La recensione del film "La Fuga" è di Rosalinda Gaudiano)
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