La fiamma del peccato di Billy Wilder

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IERI OGGI E...

LA FIAMMA DEL PECCATO di Billy Wilder

La Fiamma del peccato Recensione

di Veronica Ranocchi
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi film del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per comprendere se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno prese in considerazione solo opere che all'epoca vennero reputate CAPOLAVORI per sviscerare, analizzandone il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, o ETERNI, anche OGGI e DOMANI.
Raymond Chandler si impegna per la prima volta con il cinema, sceneggiando quello che è rimasto nella storia come uno degli esempi più classici di film noir, "La fiamma del peccato". La storia nasce dall'omonimo romanzo di James Cain ed è diretta da Billy Wilder con le interpretazioni di Fred MacMurray e Barbara Stanwyck, nei ruoli dei due protagonisti. Il tutto inizia con una confessione del personaggio principale che, giunto nel suo ufficio sofferente a causa di una ferita alla spalla, inizia a raccontare la sua storia al dittafono del collega Barton Keyes. A questo punto lo spettatore viene immerso nella storia vera e propria grazie a una serie di flashback, intervallati saltuariamente dal ritorno al presente con la voice over del protagonista Walter Neff che, oltre a dettare la propria confessione, è il narratore dell'intero film. Si parte, quindi, ufficialmente dall'incontro tra Neff e Phyllis Dietrichson, moglie di un cliente del protagonista. Ed è proprio lei che, insoddisfatta della propria vita al fianco di un marito anziano, vuole organizzare l'omicidio di quest'ultimo insieme a Neff, ma soltanto dopo che il consorte avrà firmato una polizza sugli infortuni. In particolare la donna progetta di far firmare all'ignaro marito la suddetta polizza per poi ucciderlo ed incassare la doppia indennità prevista dalla formula assicurativa. Usando saggiamente l'arma della seduzione riesce a convincere un Walter Neff che all'inizio non sembra troppo interessato. Il piano, molto semplice e studiato in tutti i particolari, si attua nel momento in cui Phyllis accompagna il marito, infortunato, in stazione mentre, nell'auto, si nasconde il protagonista, ormai amante della donna che, alla prima occasione, strangola il malcapitato e ne assume le "sembianze" per poi mettere in pratica il resto del piano: far partire sul treno Walter al posto del defunto. Una volta raggiunto il luogo prestabilito sul vagone ferroviario, approfittando del rallentamento del treno, l'uomo salta giù e, insieme alla donna, dispone il cadavere sui binari. Nei giorni successivi Neff continua a tenere sotto controllo la situazione, ma il capo della compagnia assicurativa sembra convinto che si tratti di un suicidio e si rifiuta di pagare la polizza per morte accidentale. Barton Keyes, invece, più sveglio e astuto, non è convinto di questa teoria e si confida proprio con Neff spiegandogli che, secondo lui, la vittima ha firmato la polizza senza esserne a conoscenza ed è stato quindi raggirato per poi essere ucciso in modo da incassare i soldi. Sembra, inoltre, fermamente convinto che la persona che ha organizzato tutto questo sia stata Phyllis, nonostante non abbia alcuna prova per incolparla. Ed è proprio a seguito delle deduzioni di Keyes che Neff comincia ad interrogarsi e scopre chi è veramente Phyllis: colei che ha ucciso la prima moglie del marito e che adesso sta usando il protagonista soltanto per ottenere ciò che vuole. Tormentato dai sensi di colpa e ormai in trappola, Walter Neff decide di incontrare Phyllis che gli spara colpendolo alla spalla. Lui, in risposta, riesce a disarmarla e, nonostante lei le riveli di essersi veramente innamorata, la abbraccia per un'ultima volta e la uccide. La storia torna, a questo punto, definitivamente al presente. Neff sta ultimando la sua confessione quando irrompe nell'ufficio Barton Keyes, arrivato in tempo per ascoltare la deposizione dell'amico. Dispiaciuto per il collega e per non aver capito in tempo la verità sul caso, cerca di fare il possibile per alleviare la ferita del protagonista intento, invece, a fuggire per non farsi catturare. Candidato a 7 premi Oscar, "La fiamma del peccato", come già accennato, è una pietra miliare del cinema noir. Può essere considerato come un film giallo particolare e diverso dal solito dal momento che, differentemente da uno classico, in questo lungometraggio l'intento principale dello spettatore non è quello di scovare l'assassino dell'eventuale delitto. Il pubblico sa già, fin dal primo istante, chi è il colpevole, ma vuole capire il susseguirsi dei fatti, cioè come è avvenuto il delitto e l'attenzione è focalizzata sul destino degli assassini e sull'eventuale pena o punizione che potrà essere loro inflitta. Oltre alle varie analisi che si possono fare del film in generale, l'elemento che maggiormente risalta all'occhio dello spettatore è la caratterizzazione dei personaggi. Non solo risultano "anomali", ma danno anche vita a dei personaggi e a degli stereotipi che torneranno in molti film successivi (e anche contemporanei). Uno su tutti quello della cosiddetta "dark lady" che, grazie al suo charme seduce il protagonista e lo conduce alla perdizione vera e propria, trasformandolo completamente. Non a caso anche lui rappresenta una figura inedita nel panorama cinematografico dell'epoca, quella dell'eroe malvagio. Fino a quel momento il protagonista era sempre stato il classico eroe con valori positivi che agiva secondo il bene comune, rischiando, ma sempre e comunque con lo scopo di compiere le giuste azioni. In questo contesto, invece, egli viene da subito etichettato come malvagio, nonostante abbia il ruolo principale. Per questo l'empatia che instaura con il pubblico è particolare perché, nonostante ci venga presentato come il protagonista, apprendiamo subito che non si tratta di un personaggio positivo (la prima immagine che abbiamo di lui è una confessione a proposito di un delitto). Un ulteriore aspetto interessante al quale prestare attenzione è il fatto che il film si svolga quasi interamente di notte con delle inquadrature e una fotografia, in generale, molto cupa che trasuda pessimismo perché è ciò che il regista vuol far arrivare alle menti degli spettatori. In un certo modo, si può affermare che lo sguardo di Wilder è giudicante. Utilizzando il personaggio di Walter Neff come protagonista, sembra, da una parte metterci in guardia e dall'altra criticare la società dell'epoca, una società che non può redimersi se non con la morte, proprio come l'agente assicurativo. Grazie al suo lavoro dietro alla macchina da presa, Wilder riesce a parlare con il pubblico mostrandogli che, al cinema, tutto è possibile. L'elemento a sostegno di questa affermazione è nella scena in casa di Walter. Questi sta parlando con Barton Keyes, mentre Phyllis sta arrivando davanti alla porta dell'abitazione per incontrare il suo amante. Sentendo e riconoscendo la voce di Keyes, la donna si nasconde dietro la porta, in modo tale che quando questa verrà aperta lei non sarà vista. Tutto questo è possibile soltanto perché la porta in questione non si apre, come solitamente avviene, verso l'interno, ma si apre verso l'esterno. In questo modo Phyllis riesce a nascondersi e addirittura a far capire a Neff dove si trovi. La costruzione, attraverso flashback, è interessante perché proprio Wilder riprenderà e farà proprio questo aspetto con un suo successivo film, "Viale del tramonto", nel quale il narratore (e protagonista) ha fatto un passo in più rispetto a quello de "La fiamma del peccato". Lo era IERI, lo è OGGI, e lo sarà DOMANI.


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