La recensione del film La famiglia Fang

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

LA FAMIGLIA FANG - RECENSIONE

La famiglia Fang recensione
Recensione

di Giulia Mazza
[La famiglia Fang recensione] - Caleb e Camille Fang hanno fatto della performance art la loro vita. Di più: hanno reso la loro vita un'unica, continua performance, nella quale provocazione, stupore e – talvolta – cattivo gusto si mescolano e vengono amplificati dalla presenza di bambina A e bambino B, i loro due figli. Coinvolti sin da piccolissimi nelle discutibili opere dei genitori, una volta cresciuti Annie (Nicole Kidman) e Baxter (Jason Bateman) sono due adulti disturbati, incapaci di mettere ordine nelle proprie vite. Lei è un'attrice di cinema che annaspa per non cadere nel dimenticatoio, stretta fra la bottiglia, una serie di relazioni sbagliate e comportamenti che la portano sempre più spesso sulle prime pagine dei giornali scandalistici. Lui, uno scrittore in disgrazia, bloccato nella stesura del suo terzo libro e costretto a occuparsi di demenziali reportage per sbarcare il lunario. Un incidente con un cannone spara-patate riunisce nella vecchia casa di famiglia genitori e figli. Per Annie e Baxter, è la possibilità per tentare di avere una qualche forma di normalità; per Caleb e Camilla, l'occasione di tornare alla ribalta e dimostrare ancora una volta la forza evocativa della loro arte. Arrivando perfino a inscenare la propria morte. Ma è finzione anche questa volta? Tratto dall'omonimo libro di Kevin Wilson (uscito in Italia per i tipi della Fazi Editore), "La famiglia Fang" è il secondo lungometraggio diretto da Jason Bateman, tre anni dopo la commedia nera "Bad Words". Siamo sempre dalle parti della commedia, anche se di black c'è poco e il sapore è soprattutto dolceamaro. Bateman fa un buon uso degli attori, a cominciare da se stesso, la cui recitazione è sempre misurata, a tratti disarmante nel rendere la mediocrità in cui il suo personaggio accetta di vivere. Tuttavia, il vero capolavoro lo fa con i Caleb e Camille "anziani", interpretati da Christopher Walken e Maryann Plunkett. Walken è semplicemente perfetto nel suo ruolo di performer narcisista, stravagante ed egocentrico, incapace di andare oltre la propria arte; e anche Plunkett, d'altra parte, sa rendere con precisione la figura di una donna talmente devota al marito e all'amore che prova per lui, da non essere stata capace di proteggere i propri figli, prima ancora che se stessa. Nicole Kidman convince senza stupire, in una recitazione spesso trattenuta e che, insieme a un ritmo narrativo non sempre alto, rappresenta la nota dolente dell'intera pellicola. Curioso, tenuto conto che proprio lei – in qualità di produttrice – ha voluto fortemente David Lindsay-Abaire per l'adattamento e la sceneggiatura. Lo stesso che, nel 2007, vinse il Premio Pulitzer per l'opera teatrale "Rabbit Hole", poi adattata per l'omonimo film del 2010 che valse all'attrice la sua seconda nomination agli Oscar. In modo efficace (sebbene non eccezionale come fece, per esempio, Wes Anderson ne "I Tenenbaum"), "La famiglia Fang" esplora le dinamiche umane più complesse e determinanti per ciascuno di noi: quelle familiari. Il rapporto genitori-figli, l'influenza dei primi sullo sviluppo dei secondi, i compromessi cui marito e moglie possono scendere per non perdersi come uomo e donna, fino al difficile percorso di emancipazione e affrancamento dal nido, costellato di segreti e verità inconfessabili. Gli errori e i danni che ogni madre e padre commettono sono qui portati all'estremo, talvolta scadendo nella retorica, ma è giusto rinnegare il proprio passato tentando di cambiare la propria natura? "Quando mamma e papà capiranno che non siamo più dei bambini", dice Annie al fratello, "potremo essere una famiglia sana". "Sembra spaventoso", dice a lei, e a noi, Baxter. (La recensione del film "La famiglia Fang" è di Giulia Mazza)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "La famiglia Fang":




Torna ai contenuti | Torna al menu