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IERI OGGI E...

LA DONNA DEL RITRATTO
di F. Lang

di Michele Canalini
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi CAPOLAVORI del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per capire se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno presi in esame solo opere che all'epoca venivano considerati CAPOLAVORI per capire, analizzando il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere, circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali o, ETERNI anche OGGI e DOMANI.
Un professore universitario, stimato e riconosciuto per i suoi studi di psicologia criminale, conduce una vita tranquilla e di grande benessere, diviso tra famiglia, amici e obblighi professionali. Un'esistenza piacevole, agiata, adeguata alla posizione alto-borghese che l'uomo occupa all'interno della società. Un giorno, però, salutando la famiglia per un breve periodo di separazione, resta da solo in città. Niente di preoccupante, se non che, camminando per la strada, vede in una vetrata di un negozio un bellissimo ritratto di una donna dai lunghi capelli e dallo sguardo ammaliante. E non molto tempo dopo la donna prende vita, diventando reale in carne e ossa: e da lì cominciano una serie di vicende tra loro intrecciate e sempre più all'insegna del pericolo, che trascinano il protagonista in un vortice di crimini, delitti e conseguenze di ogni tipo che solo nel finale giungeranno al loro approdo. Ma di più non si può dire per non togliere nulla a chi si vuol porre alla visione di questo ingegnoso thriller che, in un lento crescendo emotivo, inchioda lo spettatore allo schermo lasciandolo sempre più desideroso di giungere alla fine per la soluzione dell'enigma. Fritz Lang dirige con maestria l'esperto Edward G. Robinson nei panni di Richard Wanley, un uomo improvvisamente finito nel precipizio della disgrazia ma capace, grazie alla propria sagacia e alla conoscenza degli aspetti specifici dell'antropologia criminale, di escogitare continue soluzioni per cercare di uscire dai guai fino all'esito finale, tanto folgorante quanto inaspettato. Il regista austriaco ha voluto mettere in scena con questa pellicola l'effetto ingigantito e talora nefasto che può avere un imprevisto nell'esistenza di una persona e più in generale nell'animo umano, anche quando riguarda l'animo di un insospettabile professore universitario, nel momento in cui le vicende della vita catapultano l'uomo ai limiti dell'abisso della perdizione, là dove si pone il confine tra ciò che è moralmente giusto e ciò che si presenta come assolutamente deplorevole e degno di condanna. È forte l'impatto emozionale dato dalla partecipazione alle azioni del malcapitato
Wanley che d'un tratto si comporta come un perfetto, ma lucido, criminale; e tuttavia la fredda ragione non gli impedisce di disseminare qua e là indizi che possono ricondurre le forze di polizia proprio a lui, rispettabile e integerrimo borghese suo malgrado trasformato in uno scaltro ma inesperto criminale. E ad accompagnarlo in queste vicende c'è la donna del ritratto, ora viva e più bella che mai grazie al viso splendido e immacolato di Joan Bennett. La pellicola è del 1944, per un nostalgico giallo in bianco e nero: ma non c'è di che preoccuparsi, perché la suspense è garantita al di là degli anni trascorsi dalla realizzazione del film. Anzi, è sempre la stessa perché questa è un'opera di un grande maestro del cinema: e lo stato di trepidazione resta lo stesso, con il suo carico di forte apprensione, per lo spettatore di IERI, per chi vede il film OGGI e per chi lo guarderà un DOMANI, restandone sicuramente affascinato.


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