Cinema4Stelle

.       .

Vai ai contenuti

IERI OGGI E...

LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE di Alfred Hitchcock
La donna che visse due volte Recensione

di Flavia Salerni
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi film del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per comprendere se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno prese in considerazione solo opere che all'epoca vennero reputate CAPOLAVORI per sviscerare, analizzandone il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, o ETERNI, anche OGGI e DOMANI.
San Francisco, notte, tetti sdrucciolevoli: Hitchcock ci catapulta nella frenetica vertigine del suo protagonista. Scottie Ferguson (interpretato da James Stewart) è in bilico tra la vita e la morte: il detective scivola durante un inseguimento restando appeso ad una grondaia. Con la soggettiva del personaggio, che guarda verso il basso, Hitchcock ci presenta epifanicamente il tema fondamentale della sua opera: la vertigine. Nell'attimo in cui Scottie guarda in basso, (grazie ad una particolare ripresa inventata dal regista proprio per questa pellicola) lo spettatore si cala totalmente nei panni di quest' uomo che ha paura dell'altezza: anche lo spettatore quindi, sin da subito, sarà avvolto dal turbinio impetuoso della vertigine. Mentre Ferguson è faccia a faccia con la propria fobia, e con l'insostenibile paura di morire, il suo collega interrompe l'inseguimento e gli tende la mano, nel tentativo di aiutarlo. Tuttavia egli stesso perderà l'equilibrio, andando in contro ad una lunga e rovinosa caduta che lo consegnerà alla morte. Scottie è ormai consapevole della propria acrofobia (paura dell'altezza) e per questo decide di dimettersi. La scelta di aprire il film con la scena dell'inseguimento è evidente: senza tale episodio non accadrebbe niente di quel che segue. Dopo aver abbandonato il proprio incarico da agente di polizia, Scottie si dedica ad una vita semplice, coltivando le proprie amicizie e dedicando tempo per sé. A questo punto della narrazione entra in scena il primo personaggio femminile: Midge. Una donna semplice, occhialuta, priva di fascino magnetico o misterioso: è la trasposizione umana della realtà e della concretezza. Innamorata di Scottie ma senza essere corrisposta, Midge è l'ancora di salvezza del nostro protagonista, ciò che lo tiene inchiodato alla realtà: un elemento importantissimo per comprendere il dualismo che percorre l'intera pellicola, immersa nella costante diatriba tra realtà e proiezione. Scotti è nell'appartamento della donna e le racconta di aver ricevuto una telefonata da un amico di vecchia data: questo è il nesso cruciale che da vita alla vera e propria narrazione. Gavin Elster (Tom Helmore) chiede a Ferguson di pedinare sua moglie Madeleine (Kim Novak) perché convinto che ella sia posseduta dallo spirito di una sua antenata, Carlotta Valdes, morta suicida all'età di 26 anni. L'ex detective inizialmente riluttante ad accettare l'incarico, deciderà di pedinare la moglie di Gavin, solo dopo averla vista entrare nel ristorante Ernie's assieme al marito. Di una bellezza fredda e sconvolgente, Madeleine è avvolta da un vestito verde in netto contrasto con il rosso acceso che avvolge l'intera stanza. Ha i capelli raccolti, un mistero che si cela nel suo sguardo che non si posa mai su quello di Ferguson, ormai già rapito dalla donna. Scotti inizia a seguirla, e accumula una serie di indizi che lo fanno ricredere sulla storia propostagli da Gavin: Madeleine trascorre intere giornate a guardare il ritratto della sua antenata, si raccoglie i capelli nello stesso modo, compra gli stessi fiori che Carlotta stringe nel quadro che la ossessiona e lo stesso Gavin, riferisce a Scotti che la donna indossa la collana appartenuta alla sua antenata. A questo punto anche Ferguson inizia a dubitare: che fosse realmente possibile che la donna sia impossessata dallo spirito di Carlotta Valdes? Pedinando la donna, Scotti giunge nella baia di San Francisco e qui, la salva. Madeleine si era buttata in acqua in un tentativo di sucidio. Da questo primo contatto, i due iniziano a frequentarsi ed è inevitabile il loro innamoramento. Ma il destino dei due amanti sembra già scritto, e Ferguson non riuscirà a salvare la donna amata a causa della propria acrofobia: Madeleine si getterà da un campanile, e a Ferguson non resterà altro che una tremenda depressione e un conseguente allontanamento dalla realtà. La storia potrebbe terminare qui, come un tragico epilogo di un amore segnato dalla pazzia e dall'impossibilità. Tuttavia è solo da questo momento, che il racconto ha realmente inizio: d'altronde si tratta di Hitchcock, le cui trame non sono mai facilmente comprensibili, se non dopo i titoli di coda. A partire dalla tragica scomparsa di Madeleine si apre la seconda parte della storia: Scottie è preda di un alienazione dalla realtà, si chiude nei suoi ricordi, nell'immagine magnetica di Madeleine e per questo, viene sottoposto a cure psichiatriche, nella speranza che l'uomo possa guarire dalla profonda scissione interna che lo sovrasta. Non solo egli è vittima di una forma ancor più acuta di acrofobia, ma ha anche un enorme senso di colpa che lo attanaglia, dettato non solo dalla perdita del proprio collega, ma anche e soprattutto, dalla scomparsa della donna amata: entrambi morti a causa dell'altezza. Il cerchio delle turbe psichiche di Ferguson è chiuso, si completa: l'acrofobia alimenta il dispiacere per la perdita del proprio amore, e la scomparsa si Madeleine alimenta il suo terrore per l'altezza. Ed è così che il trauma iniziale causato dalla morte del collega che ha cercato di aiutare Scottie, esplode con la perdita di Madeleine scatenando così il suo senso di colpa,in tutta la sua pienezza. Questo senso di colpa e la frustrazione derivante dalla sua manifesta impotenza catapultano il protagonista in una spirale da incubo che inizia con l'insonnia e termina con la perdita di contatto con la realtà. E' ancora una volta Midge, la donna del reale, a tentare di riportare il nostro protagonista alla vita quotidiana. Va a trovarlo nella clinica in cui è in cura e gli offrendo un valido appiglio per non allontanarsi completamente dal reale e dalla concretezza della vita. Ma Ferguson rifiuta la realtà come testimonia la scena in cui egli resta seduto ed impassibile durante l'intera visita di Midge. Il messaggio è chiaro: Scottie rifiuta la realtà e resta intrappolato nella propria fantasia. La scena della clinica è l'ultima in cui compare Midge, con essa il personaggio ha esaurito il proprio ruolo. Scottie esce dalla clinica e il suo contatto con la realtà è stato ristabilito. Ma questa non è una salvezza né una cura. Da quel momento in poi Scottie scivola in una nuova spirale, quella dell'ossessione. E' come se la sua "malattia" avesse solo mutato forma: egli non si rinchiude più nella memoria della donna, ma trasporta la sua immagine nella realtà. Ferguson cerca la propria Madeleine ovunque, ne è ossessionato: ripercorre tutti i luoghi in cui ha consumato i suoi momenti con la donna, crede di rivederla; nel ristorante in cui l'ha vista per al prima volta, accanto all'auto che l'aveva portata sino alla Baia di San Francisco, nelle altre donne bionde, Ferguson cerca sempre e solo Madeleine. Sino a quando In una delle sue "passeggiate commemorative", gli occhi tristi del nostro detective non incrociano quelli di una giovane brunetta, Judy: gli sguardi si incrociano e Scottie crede di rivedere la sua Madeleine. Le due donne sono identiche, se non fosse per il colore di capelli e per l'evidente differenza di classe sociale. Scottie segue la donna, e inseguendo lei, rincorre gli spettri del proprio passato. La donna dopo aver rifiutato in prima battuta gli inviti dell'uomo, decide di accettare, concedendogli un invito a cena: è qui che il genio di Hitchcock, entra in gioco, regalandoci una colpo di scena che non avrà eguali nella storia del cinema. Judy si siede alla scrivania della stanza d'albergo in cui alloggia, e inizia a scrivere una struggente lettera per Scottie, con la quale il regista svela tutta la verità allo spettatore: Judy non è una donna che assomiglia a Madeleine, è proprio Madeleine. Ferguson in realtà è innamorato di una donna che non esiste e che non è mai esistita. Si è innamorato del personaggio interpretato da Judy a suo uso e consumo per mettere in scena la tragedia architettata da Gavin. Scottie è vittima innocente di una tragedia familiare che si è consumata dinanzi ai suoi occhi senza che egli se ne rendesse conto: Gavin lo ha chiamato per testimoniare il suicidio di sua moglie, che in realtà non è avvenuto affatto. L'uomo aveva un amante, la nostra Judy, la quale ha interpretato Madeleine in tutti i momenti in cui ella si intratteneva con Scottie: nel momento in cui ella sale le scale del campanile Ferguson non la segue a causa della propria fobia. In cima alla scalinata c'è la vera Madeleine e suo marito, il quale, dopo averle spezzato il collo, la getta giù, sbarazzandosi per sempre di lei, al fine di poter amare in liberà Judy. Gavin era consapevole della fobia di Scottie e per questo lo sceglie. Egli era consapevole che Ferguson non sarebbe mai salito fin su al campanile, e che quindi avrebbe testimoniato il suicidio della giovane donna, senza mai scoprire la realtà. Ancora una volta la pellicola potrebbe finire qui, ma ancora una volta Hitchcock svela il suo genio più profondo. Judy, che realmente è innamora di Scottie, non farà leggere mai all'uomo le parole che ha scritto: strappa la lettera decidendo di non rivelare nulla a Feguson. Ella vuole godersi l'uomo di cui si è innamorata, pur sapendo però che l'ex detective non ama lei in quanto tale, bensì il personaggio che ha interpretato: Scotti ama Madlaine, una donna che in realtà non esiste. Da questo momento, il film muta completamente la sua forma, diventando un capolavoro fatto d'amore, intrigo e psicanalisi: lo spettatore si trova di fronte a due persone che si sono amate, che a loro modo si amano, ma sono incapaci di liberarsi dal peso del passato, proprio come nel gioco ideato da Gavin, Madeleine era incapace di liberarsi dello spettro di Carlotta Valdes. Mentre Scottie non ha mai amato né Madeleine né Judy, ma solo la proiezione dei propri sentimenti che egli ha concretizzato nel corpo di Judy, quest'ultima si è realmente innamorata di Ferguson, un uomo reale. L'Amore di Judy però, è logorato dal senso di colpa per il crimine commesso (essendo complice di Gavin) e dalla consapevolezza di aver manipolato Scotti, vittima innocente di una grande farsa. Per questo Judy come Midge, subisce la frustrazione di un amore non corrisposto, come se il personaggio di Midge fosse stato assorbito da quello di Judy, che è al contempo realtà e sogno, il passato e il presente. Judy è frustrata soprattutto perché sa di essere l'oggetto del desiderio di Scottie, ma sa anche di non essere amata realmente per chi è veramente. Sa che egli desidera quello che ella appare ai suoi occhi malati, ovvero la proiezione della donna che ha amato. Per questo Judy si lascia trasformare da Scottie, asseconda tutte le sue fantasie: indossa gli abiti che l'uomo acquista per lei, gli stessi che indossava la sua Madeleine, si tinge i capelli di biondo e porta a compimento il recupero del passato. È di una bellezza struggente la scena in cui Judy esce dal bagno, vestita e pettinata come Madeleine. Nella stanza riflette la luce verde dell'insegna dell'albergo, e Judy agli occhi di Ferguson diventa la proiezione di un'immagine ultraterrena, fredda e spettrale: Judy si è trasformata nel fantasma di Madeleine. Ancora una volta il film potrebbe terminare qui, e ancora una volta Hitchcock ci riserva un finale sconvolgente, degno di consegnare questa pellicola al successo più grande: riuscire a trionfare sul tempo che passa. Infatti solo lo spettatore è a conoscenza della grande menzogna che fa da sfondo a questa storia d'amore, ma non Ferguson, il quale è ignaro (ancora per poco) di ciò che è stato architettato a sua insaputa. Quando la trasformazione è compiuta, Scotti crede di poter amare la donna che ha tra le braccia e la bacia appassionatamente. Ma il passato è sempre in agguato e Ferguson è vicino alla "risoluzione del caso". Judy si prepara dinanzi allo specchio ed è in questo momento che all'occhio indagatore di Scotti non sfugge un particolare importante: un ciondolo. Lo stesso ciondolo appartenuto a Carlotta Valdes, che ha ossessionato Scottie nell'arco di tutta la pellicola. "C'è ancora un'ultima cosa che devo fare e poi sarò libero dal passato" queste sono le parole pronunciate da Ferguson mentre guida la propria auto: egli inizia a capire cosa è accaduto, e decide di riportare Judy, chiamandola Madeleine, sul luogo del loro ultimo incontro. Ferguson la obbliga a rivivere il tragico giorno in cui è morta la vera Madeleine, e le fa salire le scale del campanile, ma questa volta anche Scottie le salirà riuscendo a vincere la propria fobia. Nella scena finale Judy è messa faccia a faccia con la propria coscienza e con il crimine di cui si è resa complice. Ed è così che quando un'immagine lugubre e tetra come il senso di colpa emerge dalla botola che porta in cima al campanile, ella indietreggia spaventata e precipita sul tetto sottostante. Solo allora Scottie può sporgersi dal cornicione del campanile e guardare in basso senza essere colto dalla vertigine. L'ossessione è terminata, il passato ha inglobato il presente, la spirale si è chiusa in un cerchio e Scottie resta vittima del fato e di se stesso, in bilico sull'orlo di un precipizio che ormai non lo spaventa più, perché egli ormai è già precipitato. A coronare questa immagine tragica e struggente ci sono il fondo nero dell'apertura del campanile e il suono funereo della campana. Una pellicola struggente e ammaliante, ricca di colpi di scena, impossibile da collocare in un genere ben preciso. Hitckok supera se stesso, dando vita ad un thriller d'amore in cui lo spettatore si cala completamente nelle emozioni di Scotti e lo farà per sempre. Un capolavoro che non ha eguali, una pietra miliare del cinema: lo è stata IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI.


Torna ai contenuti | Torna al menu